“Nessuno ha proposto di modificare quello che è stato deciso all’unanimità. La data resta il 20 gennaio”. Il presidente della Giunta per le immunità del Senato Maurizio Gasparri, al termine dell’ufficio di presidenza convocato sul caso Gregoretti, continua a vestire i panni di difensore di Matteo Salvini. I giudici di Catania hanno chiesto a Palazzo Madama l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora ministro dell’Interno per sequestro di persona dei 131 migranti lasciati dal 27 al 31 luglio scorsi sulla nave della Guardia costiera. L’esponente di Forza Italia è per il no alla richiesta del Tribunale.
La maggioranza auspica un rinvio del voto, previsto entro il 20 gennaio, considerando anche che il Senato si fermerà dal 20 al 24 gennaio per la campagna elettorale per le Regionali. Le opposizioni – che hanno fiutato un verdetto contrario al leader leghista – premono perché si rispetti il calendario stabilito prima di Natale per alimentare la grancassa della propaganda del Carroccio. Salvini non perde occasione per recitare la parte della vittima di una macchinazione politica e giudiziaria. La resa dei conti sulla data però è solo rinviata. “Per noi l’organo che decide il calendario per il Senato è la conferenza dei capigruppo”, ha detto il capogruppo di Iv nella Giunta Francesco Bonifazi. Conferenza che si terrà oggi.
Proporre la questione nell’ufficio di presidenza, anche considerando l’assenza di Pietro Grasso (LeU), non è parso alla maggioranza strategico. Grasso è assente per una missione a Washington con il grillino Mario Giarrusso. Lunedì c’è stato caos in Giunta. Gasparri ha forzato la mano mettendo ai voti – e respingendo – la richiesta M5S di avere ulteriore documentazione e decidendo di convocare per ieri l’ufficio di presidenza per decidere sul rinvio. “Le richieste della maggioranza di modifica del calendario e di ulteriore istruttoria sono intervenute mercoledì scorso”, spiega Grasso. Perché Gasparri ha deciso di lasciar passare i giorni e di votare quando si contano assenze importanti nella maggioranza? Nessuna imparzialità, replica Gasparri: “Qualora emergano proposte o richieste non previste, ma legittime, che comportino un voto, è ovvio che si debba procedere con immediatezza”.
“Trovo quasi ironico definire il voto di stasera (ieri per chi legge, ndr) su una richiesta avanzata la settimana scorsa come una questione di ‘immediatezza’: sarebbe stato più immediato votare subito con la presenza di tutti”, la controreplica di Grasso. Al senatore di LeU che sottolinea come la data del voto fissata al 20 fosse precedente alla decisione sullo stop dei lavori del Senato, l’esponente azzurro ribatte che la sospensione non vale per la Giunta che è “un organo paragiurisdizionale”.
E il caos in Giunta si è replicato anche ieri. Gasparri ha riprovato a mettere al voto la richiesta di ulteriori approfondimenti. E anche questa volta i senatori di maggioranza hanno lasciato la riunione. “Per noi votare il 20 o dopo è indifferente. Ma ci preme che l’istruttoria del fascicolo sia completa. La data non fa differenza. Non siamo noi che la stiamo strumentalizzando ma qualcun altro”, dice a La Notizia la capogruppo M5S in Giunta Elvira Evangelista. Chiaro il riferimento a Salvini. “Se mi mandano a processo, sarà un processo politico. Con me saranno milioni di italiani”, tuona il Capitano. “In quanto ministri nessuno di noi è sottratto o può sottrarsi alle leggi vigenti”, dichiara l’attuale ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.