Chissà se il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è reso conto di cosa ha detto ieri intervenendo alla trasmissione “Ping Pong” su Radio1. A chi gli chiedeva di quella squinternata idea di Matteo Salvini secondo cui esisterebbe una “regia bellica” dietro agli sbarchi, il ministro Piantedosi ha risposto così: “Una regia dietro gli sbarchi? Io non ho prove, se Salvini l’ha detto, le sue supposizioni avranno sicuramente qualche fondamento. Lui da leader politico può dirlo, io da ministro dell’Interno devo avere prove concrete”.
Chissà se il ministro dell’Interno Piantedosi si è reso conto di cosa ha detto ieri intervenendo alla trasmissione “Ping Pong” su Radio1
Non serve un’accurata esegesi del testo per comprendere che secondo Piantedosi essere “leader politici” concede il lusso di poter avanzare tesi senza nessun fondamento, purché siano utili alla propaganda. Che i leader politici utilizzino la menzogna come arma politica non è una sorpresa. Lo stesso dibattito sui migranti a cui stiamo assistendo poggia su un’invasione inesistente nei fatti e nelle cifre, nonostante sia concimata ogni ora nella percezione.
Ciò che stupisce delle parole di Piantedosi è la beata ingenuità con cui ammette la possibilità che il leader di un partito possa ricorrere alla bugia (o a una tesi non verificata e non verificabile) per governare il proprio consenso. Facciamo presente a Piantedosi però un lato della vicenda piuttosto preoccupante: il “leader di partito” Matteo Salvini è anche un suo collega ministro. Ciò significa che può usare entrambi i registri, del vero e del non vero? Anche perché se fosse così facciamo ancora presente a Piantedosi che la sua presidente del Consiglio Giorgia Meloni è incidentalmente anche “leader di partito”. Come la mettiamo?