Meno male che in fatto di politica estera è il Governo ad avere le idee confuse. Perché questo è il motivetto che da tempo, in particolare nelle ultime ventiquattro ore e per via dell’attacco americano a Bagdad, viene sbandierato dalle opposizioni che, se il ragionamento fila, devono per forza di cose avere una linea unica e granitica. Peccato che non sia affatto vero tanto che il Centrodestra, ieri, ha dato prova dell’esatto contrario. Cosa ben più grave, a far emergere distinguo e incoerenze non è bastato nulla più che un tweet del più social dello schieramento, il leader leghista Matteo Salvini.
Già proprio lui, il re Mida del web ci è ricascato e l’ha sparata grossa: “Donne e uomini liberi, alla faccia dei silenzi dei pavidi dell’Italia e dell’Unione Europea, devono ringraziare Trump e la democrazia americana per aver eliminato uno degli uomini più pericolosi e spietati al mondo, un terrorista islamico, un nemico dell’Occidente, di Israele, dei diritti e delle libertà”. Un post trionfalistico, per non dire avventato, pronunciato dal leader indiscusso del Centrodestra che, se si parlasse davvero di una coalizione tutta di un pezzo, sarebbe stato immediatamente ripreso da tutti.
POSIZIONI DIVERSE. E invece no. Con non poca sorpresa, sono partiti subito i distinguo e le prese di distanza. Su tutte quella più rumorosa non può che essere quella della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha spiegato come: “La complessa questione mediorientale, in cui si innesta la rivalità tra Iran e Arabia Saudita, non merita tifoserie da stadio ma necessita di grande attenzione”. Una stoccata dura e decisa che non può che avere come destinatario l’alleato Salvini con cui, evidentemente, non condivide la linea in fatto di politica estera. Anzi sembra quasi che la Meloni sia agli antipodi rispetto al leader del Carroccio, tanto che ha spiegato come: “In questo quadro esprimo la più ferma condanna al gravissimo assalto all’ambasciata statunitense in Iraq e una forte preoccupazione per le conseguenze della reazione americana che ne è seguita”.
Parole che dimostrano come su certi temi non si possa fare campagna elettorale, tanto più se fatta sulla pelle dei militari italiani che rischiano di venire coinvolti nelle rappresaglie iraniane (leggi articolo sotto), e che, ironicamente, sembrano sposare la linea del governo giallorosso con cui condivide, in modo piuttosto evidente, il tono pacato e i medesimi timori per le conseguenze che possono derivare dall’attacco americano.
VOCI FUORI DAL CORO. Tuttavia nel Centrodestra non è stata solo la leader di Fratelli di Italia a prendere le distanze dal Capitano. Anzi nelle ultime ore si stanno moltiplicando le reazioni degli altri esponenti di spicco dell’opposizione tra cui spicca la posizione dell’ex ministro della Difesa e attuale senatore di FdI, Ignazio La Russa, che ha letteralmente rimproverato Salvini. Quasi dandogli una lezione di politica estera, infatti, il parlamentare ha commentato l’attacco spiegando che “si tratta di una metodologia non nuova ma usata da tutti i presidenti degli Stati Uniti d’America” e che per questo Salvini “avrebbe dovuto dire anche grazie Clinton, grazie Obama etc”. Ma c’è di più perché sempre secondo La Russa, le parole del Capitano nasconderebbero l’intento di scollarsi di dosso “l’etichetta di filo-Putin che gli hanno appiccicato”, la stessa data al partito della Meloni, per “mostrarsi più equidistante o non anti-americano”.