E meno male che i porti dovevano rimanere chiusi. Prima la Cigala Fulgosi della Marina militare che ha salvato 36 migranti da un barcone che stava per affondando, trasportati dalla Stromboli, sempre della Marina, al porto militare di Augusta. Saranno ridistribuite in 4 paesi europei. Poi, ieri, la Mare Jonio della Ong Mediterranea con 30 migranti a bordo salvati a 40 miglia dalle coste della Libia, sbarcata a Lampedusa, scortata dalla Guardia di Finanza e poi sequestrata. E altri 70 disperati stazionano su due motovedette in attesa di scendere a terra.
Alla fine della nuova serie di sbarchi, Matteo Salvini si affretta a twittare che quello della Mare Jonio “è l’ultimo viaggio”. Ma è chiaro, a questo punto, che, al di là degli slogan del leader della Lega, i porti sono tutt’altro che chiusi. Nonostante la sparata dei giorni scorsi dalle Marche: “Io porti non ne do”. Sparata a salve che il leader M5S, Luigi di Maio, non manca di rimarcare: “Vite salvate senza urlare o sbraitare”.
DISFATTA PADANA. E in effetti, subito dopo l’attracco della Mare Jonio, il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, ha confermato che i 30 migranti a bordo sarebbero regolarmente sbarcati. In attesa di essere redistribuiti nei quattro Paesi Ue con i quali il premier Giuseppe Conte ha chiuso l’accordo. E mentre fonti del Viminale rendevano noto che la nave è a Lampedusa perché la Guardia di finanza ha ravvisato “alcune irregolarità” a bordo disponendone il sequestro, la Mediterranea Saving Human replicava: “Curioso che lo faccia via stampa prima che a noi. Nessuna notifica. Nessuna irregolarità riscontrata. Sequestro è atto per tentare di fermarci. Ma importante per noi è che le persone siano salve. Unico crimine è far morire la gente in mare o in Libia”.
Appena superato il limite delle 12 miglia a sud di Lampedusa la Mare Jonio è stata raggiunta da due motovedette della Finanza per un “controllo di polizia”. La nave della Ong ha chiesto, a questo punto, “l’ingresso in un porto sicuro dove sbarcare uomini, donne incinte e bambini” e ha diffuso via Twitter la notizia del secco no che avrebbe ottenuto, per tutta risposta, dal Viminale: “Ci è stata inoltrata una mail che chiede di fare riferimento alle autorità libiche, quelle di un Paese in guerra dove i diritti umani non esistono”. Una linea immediatamente corretta da Conte: “I migranti a bordo verranno fatti scendere e messi in sicurezza, ci mancherebbe, mica li mettiamo nelle patrie galere, o li affoghiamo in mare…”. E così è stato, in barba ai proclami di Salvini.
POLEMICA BOOMERANG. Al quale, a quel punto, non è rimasto che polemizzare con la nave della Marina (la Cigala Fulgosi) che giovedì ha tratto in salvo 36 migranti in mare: “C’è una nave della Marina militare che in acque libiche ha raccolto 40 immigrati, io porti non ne do. Perché in acque libiche? Peraltro pattugliate dalla guardia costiera libica che ieri in pieno ramadan ha soccorso salvato e portato indietro più di 200 immigrati. O si lavora tutti nella stessa direzione o non può esserci un ministro dell’interno che chiude i poti e qualcun altro che raccoglie i migranti. È vero che bisogna chiarire alcune vicende all’interno del governo”.
Scatenando la dura replica del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: “Ormai è una battaglia quotidiana, ma tra due settimane ci sono le Europee e Salvini è in piena campagna elettorale. Per lui ogni pretesto è buono per attaccarmi”. E ancora: “Finché lo fa contro di me è tutto secondo copione. Ma non pensi di poter attaccare i militari e, nel caso specifico, la Marina – ha aggiunto il ministro -. Si tratta di servitori dello Stato che fanno ogni giorno il proprio dovere e io non consentirò a nessuno di offendere il loro lavoro”. Insomma, Capitano colpito e… affondato.