A destra sono sicuri: un nuovo governo, a trazione sovranista, farebbe senz’altro meglio di quello in carica. Non avremo quanto meno nessun “Barbapapà”, per citare l’intervento di due giorni fa di Giorgia Meloni. Nessun governo che cerca “complici per mantenere la poltrona”, come spiegato ieri in Aula da Matteo Salvini tra un insulto e l’altro ai senatori a vita. I due, Matteo e Giorgia, sono certi: la rovina di questo Paese è Giuseppe Conte. Perché è “in delirio di onnipotenza” dato che “per rimanere dov’è prima è di destra, poi di centro, poi di sinistra, populista, liberale, socialista, amico e nemico di Salvini, di Renzi, di Di Maio”.
INCOERENZA TOTALE. Eppure. Eppure resta una domanda: quante volte abbiamo visto Salvini e Meloni lavorare in maggioranza? Il primo è da una vita in politica, la seconda è stata addirittura ministra. Fa quantomeno sorridere che la Meloni, per esempio, abbia detto al presidente del Consiglio: “Ricordo quando diceva voliamo alto: con la Mastella Airlines, voi la prima Repubblica la fate ampiamente rimpiangere”. Proprio lei che è rimasta ministra grazie al passaggio in maggioranza dei due ex Idv, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. Ma è soprattutto andando nel concreto dei provvedimenti che scopriamo cosa ci hanno regalato le destre al governo.
Partiamo dal Mes, il tanto odiato e viuperato Mes. Bene: ad approvarlo per la prima volta fu il governo Berlusconi nell’agosto del 2011, tre mesi prima delle dimissioni (e il successivo arrivo di Mario Monti) e ad appena due giorni dalla lettera congiunta del presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet e di quello in pectore Mario Draghi con la quale indicarono all’Italia una serie di misure urgenti per superare la crisi. In quel governo sedeva proprio la Meloni ed era appoggiato in maggioranza dalla Lega oggi guidata da Salvini.
LA LUNGA LISTA. Ed è solo il primo esempio di una serie a dir poco infinita di perle. Non si può dimenticare, ancora, che la tanto criticata legge Fornero che ha devastato il mondo dei lavoratori ha collezionato il voto a favore, ancora una volta, tanto della Meloni quanto del Carroccio. Senza dimenticare le tante leggi fortemente volute da Silvio Berlusconi. Una su tutti: il lodo Alfano che assicurava immunità ai parlamentari o, ancora, la depenalizzazione di gravi reati come il falso in bilancio. Leggi che i partiti di centrodestra – e dunque anche Lega e l’allora An, poi Pdl – hanno votato convintamente. Esattamente come convintamente hanno votato norme di cui oggi si direbbero assolutamente contrari, come lo svuota-carceri o le leggi bavaglio sulle intercettazioni, di cui negli anni d’oro del berlusconismo tanto si discuteva.
MIGRANTI SI’, MIGRANTI NO. Forse, però, una delle leggi più controverse votate in tempi non sospetti dalla destra è il Trattato di Dublino, il regolamento europeo che dispone che gli immigrati possano fare domanda di asilo nel Paese di approdo. Un trattato iniquo che ha determinato quella che oggi per quella stessa destra è una “invasione” assurda e ingiustificata. Peccato che, in un certo senso, siano stati proprio loro a volerla e determinarla. Già, perché il regolamento di Dublino II è stato adottato nel 2003 e votato in sede di Consiglio dal governo Berlusconi. E chi c’era in maggioranza? L’allora Alleanza Nazionale e la Lega.
TRISTE RISULTATO. Basta questo piccolo ex-cursus per compendere che le parole di Salvini e Meloni – che ora, nel gioco delle parti, chiedono a gran voce le elezioni e annunciano un incontro urgente con Sergio Mattarella – se le porta via il vento. Parlare di poltrone, di incoerenza, di incapacità e inaffidabilità è come lanciare un boomerang. E restare fermi. Perché prima o poi quelle stesse parole di accuse e attacchi torneranno indietro. Purtroppo capita sempre così con chi ha campato di politica come Salvini e la Meloni (e a differenza di Conte). Adesso sono loro a parlare di “poltrone”. Sarebbe però curioso capire quando loro molleranno la loro, di poltrona.