A Roma ieri i pendolari hanno vissuto un’altra giornata infernale. Gabriella Di Girolamo, capogruppo M5S in commissione Trasporti al Senato, può un guasto mettere in ginocchio l’intero sistema dei trasporti in Italia o sono disagi intollerabili?
“Intanto chiariamo una cosa: quello di ieri non è un caso isolato di giornata “disgraziata”, perché veniamo da un semestre nero che non ha precedenti nella storia del trasporto ferroviario del nostro Paese. Nei primi sei mesi del 2024, le ore di interruzione di linea sono state quasi 4mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno prima: sono numeri più che intollerabili. Che ci espongono a figuracce desolanti a livello internazionale: le immagini estive di turisti sdraiati per terra nelle nostre principali stazioni, esausti nell’attesa di prendere treni in ritardo anche di 200-300 minuti, hanno travalicato i nostri confini. Questa è la conseguenza dell’incapacità diffusa nel team di Giorgia Meloni: quando hai un ministro dei Trasporti come Salvini che si occupa di trasporti sì e no mezza giornata al mese, i risultati sono questi”.
Quella di ieri è stata l’ultima giornata di passione dopo un’estate di ritardi e treni cancellati. La situazione del trasporto ferroviario in Italia è critica?
“Più che una giornata di passione, ieri a Termini si è visto un film dell’orrore, tra grida, panico e migliaia di passeggeri attoniti davanti a monitor o spenti o che segnalavano solo cancellazioni. È vero, come ha spiegato più volte Rfi, che la cantierizzazione è al suo massimo sulla rete grazie al Pnrr. Però la frequenza dei ritardi e dei disagi in questo 2024 sta diventando raccapricciante. E potrebbe andare peggio: dei 25 miliardi del Pnrr destinati a Rfi, finora ne sono stati spesi circa 10. Gli altri andranno messi a terra entro la fine del 2026: se il buongiorno si vede dal mattino, ci aspetta un biennio di paralisi diffuse sulla linea, e l’Italia non può permetterselo”.
Di fronte a questi disagi, però, Matteo Salvini sembra dimenticarsi di essere il ministro dei Trasporti parlando di qualsiasi argomento ma non di quanto avvenuto nelle scorse ore…
“Il comportamento di Salvini di ieri è la prova provata della sua inadeguatezza al ruolo che ricopre. Per ore, mentre arrivavano notizie incredibili da Termini, il massimo che è riuscito a fare sono stati gli auguri a tutti i nonni via social. Poi, come in un film di Totò e Peppino, ha scaraventato maldestramente le colpe dell’accaduto su una società esterna, che avrebbe piantato un chiodo dove non doveva. Premesso che è grottesco soltanto pensare che l’Italia si possa paralizzare per un chiodo, a Salvini andrebbe ricordato che il sistema degli appalti pubblici lo ha appena riformato lui con una riforma scriteriata, che allarga le maglie e di fatto abbassa la qualità media dei lavori. Quindi ha ammesso le sue marchiane responsabilità”.
Avete chiesto a Salvini di riferire in Parlamento?
“Certo, come M5s lo abbiamo chiesto ieri in Aula e anche in occasione dei collassi ferroviari e aeroportuali di giugno e luglio: certe scene non sono da paese civile. Una volta fatta chiarezza, però, Salvini dovrebbe seriamente ragionare sull’ipotesi di andare a fare un altro mestiere. Come ministro dei Trasporti ha collezionato un fiasco dietro l’altro: è giunto il momento di passare il testimone a qualcuno più all’altezza”.
Il governo si sta concentrando troppo su grandi progetti come il Ponte sullo Stretto trascurando l’ordinaria amministrazione e la reale situazione della rete del trasporto in Italia?
“Tra tutti i disastri di Salvini, aver ipotecato il ministero delle Infrastrutture per un’opera inutile e delirante come il ponte sullo Stretto è forse il ‘papà’ di tutti gli errori. Il più madornale. La Sicilia viene da quattro mesi senz’acqua, e oltre al danno per i siciliani c’è la beffa di vedere 15 miliardi gettati alle ortiche per un’opera che non si sa se si farà né quando. Ci rendiamo conto? A seguire caos ferroviario, flop totale sui taxi, misure inutili sul caro-voli: più che un ministro, Salvini è una calamità naturale”.
Proprio negli scorsi giorni Salvini ha aperto a una privatizzazione, almeno parziale, dell’alta velocità: è una soluzione auspicabile o è solo un modo per fare cassa o per coprire le inefficienze?
“Per Giorgia Meloni infrastrutture e asset strategici vanno solo svenduti e privatizzati. Lo abbiamo visto con la rete Tim, con l’ex compagnia di bandiera Ita Airways, con Poste e ora anche con i porti italiani, che potrebbero finire in mano a un fondo americano. E sull’alta velocità pure nostrana anche lì i privati si leccano i baffi. Il bello è che da anni i componenti di questo governo si sono definiti patrioti: patrioti “alla gricia”, verrebbe da dire”.