Potrebbe sembrare una boutade ma domani il leader della Lega Matteo Salvini avrà un incontro (una zoomata ha fatto sapere l’ex ministro dell’Interno) con l’amministratore delegato di Amazon. Prima fonti leghiste avevano parlato addirittura di Jeff Bezos, poi le voci sono rientrare e si è virati verso Mariangela Marseglia, country manager di Amazon Italia. Un incontro non certo di poco conto e che resta molto interessante. Anche perché quella messa in piedi da Salvini sembra una vera e propria crociata, non tanto contro l’e-commerce in sé, ma contro il colosso del web e la sua condizione fiscale, certamente più agevole rispetto a quella dei negozianti italiani: “Chiediamo parità di condizioni – ha scritto ieri Salvini sui suoi social – le aziende italiane pagano 100, anche le multinazionali devo pagare 100. Sono contro lo schiavismo, lo sfruttamento e la concorrenza sleale”.
TUTTO SU INTERNET. Tutto giusto, non fa una grinza il ragionamento del Capitano. A maggior ragione se si pensa che, secondo l’allarme lanciato qualche giorno fa da Confesercenti, la seconda ondata ha portato alla chiusura di 190mila negozi. C’è, però, in questo racconto qualcosa che stona. E cioè il fatto che, mentre il leader leghista imbastisce la sua nuova campagna in nome dell’italianità e del “prima i negozianti” che l’e-commerce, i prodotti che portano il suo nome o quelli che riguardano Lega e Padania sono venduti – guarda un po’ – proprio nel fantastico mondo di Amazon.
Qualche esempio? Il libro “Secondo Matteo – Follia e coraggio per cambiare il paese” può essere vostro a soli 10.20 euro. L’autore? Matteo Salvini, of course. Che dire, ancora, di tutta la sequela di maglie, magliette e felpe che inneggiano all’italianità con lo slogan “prima gli italiani”. E poi, ancora, la t-shirt Lega-Salvini premier assortimento in cinque colori a 19.99; la felpa con cappuccio Lega-Salvini premier assortimento in otto colori a 36.99, felpa verde con cappuccio Sole delle Alpi-Lega a 22.99. Tutto ovviamente su sempre tramite la multinazionale che ha fatto dell’e-commerce la sua fortuna. Certo, ovviamente non è Salvini il diretto responsabile della vendita di tutti questi prodotti (e molti altri a cominciare da cravatte verdi, maglie con i nomi di città e regioni e bandiere della Padania), ma è altrettanto vero che ha un che di stonato che ora proprio Salvini chieda addirittura un confronto con Amazon perché “sleale” con i negozi e le aziende italiane.
L’IMPEGNO CONCRETO. Un primo passo per condurre una battaglia seria al di là di retorica e formalismi potrebbe essere, invece, quella di portare in Parlamento il tema della web tax. Imporre regole chiare a chi oggi fa profitto in Italia non pagando però le tasse nel nostro Paese, è una battaglia che certamente accomuna tutta la maggioranza. Come ha sottolineato il deputato di Leu Luca Pastorino, Salvini invece “ha lanciato una campagna contro Amazon attraverso un sondaggio su Facebook: l’ennesima sguaiata strumentalizzazione per avere qualche like sui social”. Al contrario lo stesso Pastorino nelle scorse settimane ha chiesto al governo, con un question time in commissione Finanze alla Camera, un maggiore coraggio sulla web tax. “L’impegno proseguirà fin dai prossimi provvedimenti, tra decreti Ristori e Legge di Bilancio”, fa sapere il deputato di Leu. Senza la necessità di fare zoomate che non porteranno a nulla.