Oggi il Fatto Quotidiano si esibisce in un’impresa di grande difficoltà: mette assieme tutte le giravolte di Matteo Salvini e della Lega sul decreto riaperture. Segnalando che il Carroccio sulla norma ha cambiato idea in più occasioni.
Viva il decreto, anzi no che schifo il decreto: le mille giravolte di Salvini e della Lega
La storia comincia appena una settimana fa, quando il decreto fu preannunciato da Mario Draghi in conferenza stampa, Salvini era in estasi: “Finalmente! Ha prevalso il diffuso buonsenso”. E ancora: “Era il nostro obiettivo, si torna a vivere, a bersi un caffè non solo a mezzogiorno ma anche alle 7 di sera, a mangiare una pizza alle 8 e mezzo, a fare gli allenamenti sportivi. E con un calendario di aperture preciso ci sono delle date per piscine, palestre, cinema, matrimoni, teatri”. Insomma, con dono della sintesi: “È il ritorno alla vita”.
Questo perché la Lega “contro tutto e tutti è riuscita a far tornare il buonsenso. Un’analisi condivisa dal governatore del Veneto Luca Zaia, che di Salvini è il più grande rivale interno al partito: “Ha vinto la Lega”. Passano sette giorni e tutto cambia, d’improvviso il decreto diventa irricevibile. E Salvini cambia rotta: “La Lega chiede di dare fiducia agli italiani che hanno dimostrato per un anno pazienza e rispetto delle regole. Non potevamo votare un decreto che continua a imporre chiusure, coprifuoco, limitazioni ”.
Parole simili a quelle utilizzate da alcuni dei leghisti più irrequieti, come Claudio Borghi o Alberto Bagnai. Armando Siri, per esempio, ha una crociata personale contro Roberto Speranza: “La
stagione dei limiti alle libertà fondamentali non può essere prorogata in eterno”. Alla prossima giravolta, si vedrà.