Matteo Salvini è in tilt. Dopo avere scambiato l’aula bunker di Palermo – dove è imputato nel processo Open Arms – ora vede magistrati ovunque, come Silvio Berlusconi nei suoi tempi migliori. Ieri è riuscito a vedere un complotto contro di lui pure nell’indagine per corruzione che riguarda il presidente della Sardegna Christian Solinas.
Dal processo Open Arms in poi il vicepremier Matteo Salvini è ossessionato dalle toghe
“Sì, io sento Solinas per le infrastrutture, perché la Campania come la Sardegna è stata un po’ bistrattata. Su quello che fa la magistratura non do commenti, perché ne sono personalmente oggetto di attenzione quasi quotidiana. Diciamo che la riforma della giustizia servirà al Paese ed è urgente”, ha detto il vicepremier e segretario della Lega parlando con i cronisti a Benevento, che gli chiedevano se avesse sentito il governatore della Sardegna. Alla domanda se tema imbarazzi sul caso di Solinas, ha replicato: “No, figurati”.
Tra le righe Salvini sembra voler fare intendere che la “giustizia a orologeria” non sia contro il presidente sardo ma contro di lui, magari per sabotarlo nel suo sostegno alla ricandidatura di Solinas per le prossime elezioni regionali. Forse la magistratura vorrebbe favorire nella tempistica la candidatura spinta da Meloni di Paolo Truzzu? Impossibile saperlo. Di certo stupisce che Salvini si stupisca di andare a processo dopo avere lasciato 147 naufraghi a rosolare in mezzo al mare per accontentare le pance dei suoi elettori. Stupisce che Salvini si stupisca che il sospetto di una corruzione spinga la Procura a indagare.
Le esternazioni sul caso Solinas sono solo le ultime di una lunga serie di attacchi alla magistratura
Del resto è lo stesso Salvini che il 14 febbraio 2016 al palazzetto dello sport di Collegno durante un congresso regionale della Lega, davanti ad un migliaio di persone disse: “Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana, che è un cancro da estirpare”. È lo stesso Salvini che nel 2019 quando era al Viminale voleva impugnare le decisioni di tre magistrati, perché li riteneva non fossero obiettivi e “avrebbero dovuto lasciare il fascicolo ad altri”.
È lo stesso Salvini che se la prese con il giudice Gerardo Boragine del tribunale di Lucca, reo a suo avviso di avere assolto i disturbatori di un suo comizio e finito sotto scorta dopo un post contro di lui sulla pagina Facebook. È lo stesso Salvini che tre mesi fa si è schiantato contro la giudice Apostolico. È quel Salvini, semplicemente peggiorato nella sua ossessione e nel suo narcisismo.