Il reddito di cittadinanza, fatto correttamente, è una forma di welfare tipicamente e profondamente liberale. Negli anni ’80 era tra le proposte di Dahrendorf e, addirittura, del vate del liberismo Milton Friedman, che lo chiamava “tassazione negativa sul reddito”. Una delle conseguenze indirette di questa forma di assistenza sociale è proprio quella di impedire la corsa al ribasso nei salari: più il salario proposto si avvicina all’importo del reddito di cittadinanza, più difficile sarà trovare persone disposte a lavorare per quel salario. Il passaggio immediatamente successivo dovrebbe essere un aumento del salario medio. Un perfetto sillogismo, direte voi. Ma qualcuno la pensa diversamente.
Seicento euro al mese possono bastare
Per il leader del carroccio, Matteo Salvini, è giusto che un lavoratore accetti 600 euro per andare a fare il cameriere. Il leader della Lega lo ha detto parlando a Rainews in un intervento ad Anteprima Studio 24. Ed è appena il caso di ricordare che la soglia di povertà oggi è stabilita dall’Istat a quota 780 euro. “Molto semplicemente, se tu prendi 600 euro per stare a casa a guardare la televisione e ti offrono 600 euro per fare cameriere… la soluzione la lascio intuire”, dice Salvini. Il riferimento a “stare a casa” chiama in ballo il reddito di cittadinanza.
E ripete quello che abbiamo sentito in questi giorni da parte di tanti “imprenditori” della ristorazione. Che se la prendevano con la misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale che i cittadini, entrata in vigore dal 6 marzo 2019, perché non trovavano personale. Dimenticando che, come ha insegnato il caso Sammontana, basta offrire uno stipendio decente per trovare tutti i lavoratori necessari.
Per Salvini una paga da fame è il prezzo giusto per lavorare
Alle affermazioni del leader del carroccio risponde il capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione Lombardia, Massimo De Rosa: “Salvini vive di politica, pagato dagli italiani, dal 1993 – prosegue De Rosa -. Oggi guadagna circa 15mila euro al mese come senatore assenteista. Praticamente lo paghiamo per guardare gli europei, andare in televisione, strafogarsi di ogni genere alimentare e fare l’influencer sui social. È evidente che non sappia di cosa parla quando si avventura in discussioni sul mondo del lavoro”. Ma non è tutto. “Chi liquida come strumento parassitario il Reddito di cittadinanza, una misura di giustizia sociale, che, in questa crisi economica e sanitaria durissima, ha assicurato stabilità sociale all’Italia, garantendo a oltre 1,2 milioni di cittadini la possibilità di fare la spesa e mettere insieme il pranzo con la cena, denota scarsa conoscenza del Paese reale”.
Così i senatori e le senatrici del Movimento Cinque Stelle in commissione Lavoro di palazzo Madama. “La vera funzione del Reddito di cittadinanza? Inserire i percettori del beneficio economico in un percorso che li aiuti a sviluppare competenze attraverso il patto per la formazione e il patto per il lavoro. Eccone un esempio, che arriva dalla Sicilia con il progetto pilota Networking Basics, attivato dalla Regione con i centri per l’impiego dell’Isola, da Anpal Servizi e dall’azienda catanese Free Mind foundry, che punta a formare giovani percettori del reddito di cittadinanza di età compresa tra i 18 e 35 anni, consentendo loro di acquisire il profilo di junior network support engineer”, taglia corto la senatrice M5S ed ex ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo.