È scontro tra Salvini e Avvenire. Il quotidiano della Cei ha demolito il “Credo” laico promosso dal segretario della Lega su cui si incentra la nuova campagna di comunicazione del Carroccio per le elezioni 2022.
Salvini-Avvenire, il quotidiano della Cei demolisce il “Credo” del leader della Lega
La campagna di comunicazione della Lega per le elezioni del prossimo 25 settembre è intrisa di richiami mistici e religiosi imperniati su un nuovo “Credo” sponsorizzato dal leader Matteo Salvini. Proprio la questione del “Credo”, tuttavia, ha scatenato una violenta ondata di critiche verso il Carroccio, dando vita in particolare a un feroce botta e risposta tra Salvini e il quotidiano della Cei Avvenire.
Già martedì 16 agosto, il teologo della Pontificia Università Lateranense, don Giuseppe Lorizio, aveva scritto sulle pagine di Avvenire: “Si fa presto a dire ‘credo’ ma non senza conseguenze”.
In particolare, il leader leghista è stato accusato di voler strumentalizzare la religione per scopi elettorali: per questo motivo, il quotidiano della Cei ha deciso di intervenire sulla vicenda e prendere in mano le redini della situazione.
Don Lorizio, quindi, ha sottolineato che “non è difficile pensare che dietro la scelta di un leader politico attento agli umori dei molti, in questo caso Matteo Salvini, vi sia un’accurata indagine sul sentire del popolo, composto di eventuali elettori”.
Il segretario della Lega non è riuscito a sottrarsi alla crocefissione nonostante, nella sua nuova campagna di comunicazione, abbia spesso fatto riferimento a una “fede laica” e non religiosa. Il teologo della Pontificia Università Lateranense, infatti, ha precisato che “onde evitare ogni possibile deriva populista, sarà bene che, mentre leggiamo sulle facciate delle nostre città la parola ‘credo’, cerchiamo di distinguere i diversi significati e le diversi condizioni che questo verbo propone a tutti noi”.
La lettera del leader del Carroccio
La replica di Salvini a don Lorizio non si è fatta attendere. Poco dopo la pubblicazione dell’articolo del teologo, il leader del Carroccio ha inviato una lettera al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Nella missiva, viene rivendicato e difeso quello che l’ex ministro dell’Interno ha descritto come “un atto laico di fede”.
Salvini, infatti, ha scritto: “In una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa, è importante tornare a ‘credere’ in qualcosa. È insieme l’ottimismo della ragione e della volontà. Credere – ha spiegato il segretario della Lega nella lettera inviata ad Avvenire e pubblicato sul quotidiano – è dunque l’opposto di dubitare. È voglia di fare, di costruire, di operare per ridare coesione alla nostra società, per rilanciare l’Italia, partendo da valori chiari, sentiti, vissuti concretamente”. Elencando le cose in cui credere, poi, Salvini ha fatto riferimento al “valore della vita, da preservare dall’inizio alla fine”, al “ruolo fondamentale dei Centri di aiuto alla vita”, “alla lotta a ogni genere di droga”, al “ruolo fondamentale di associazioni, parrocchie e comunità locali”.
Dopo aver affrontato anche i temi del lavoro e delle pensioni, il leader leghista si è concentrato sull’immigrazionedescritta come una cosa “positiva quando è legale e controllata, e milioni di donne e di uomini stranieri che vivono in Italia e arricchiscono le nostre comunità ne sono un esempio”.
Botta e risposta Salvini-Avvenire: interviene il direttore Tarquinio
Il botta e risposta tra Salvini e Avvenire non si è placato dopo la lettera dell’ex ministro dell’Interno. A replicare, infatti, è stato il direttore del quotidiano della Cei, Marco Tarquinio, che ha rapidamente demolito quanto asserito dal leader del Carroccio.
Per Tarquinio, “affermare ‘credo’, ovunque ma in particolare in un Paese di straordinaria tradizione cristiana come l’Italia, è espressione che reclama coerenza e non resta mai senza conseguenze, anche laiche, cioè civiche e civili”.
Il direttore di Avvenire, ancora, ha sottolineato: “In particolare, aggiungo, in ordine all’accoglienza e alla tutela rispettosa della vita, che sia ‘produttiva’ o imperfetta o malata, assediata dalla guerra o al suo ultimo termine, nascente o migrante. È qui che si sostanzia quel ‘primato della persona umana’ che lei richiama e che è un’idea-guida solidale davvero importante, esigente e a volte anche benedettamente scomoda”.