Italia terra di capri espiatori, Italia terra di non assunzioni di responsabilità. Conosciamo tutti il nostro Paese, le sue tare e i suoi difetti congeniti. Tra tutti uno dei più fastidiosi: quando succede qualcosa parte la caccia al colpevole da crocefiggere come Spartaco sulla via Appia. Questa volta è toccato alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che è stata ritenuta l’unica e sola responsabile di tutto quanto di incredibile è avvenuto a Roma a causa della manifestazione degenerata dei “no Green Pass” che hanno assaltato la sede della Cgil.
Intanto la gestione dell’ordine pubblico –come noto- è compito del duo questore / prefetto (tra l’altro ex capo di gabinetto di Salvini) e non direttamente del ministro dell’Interno, questo per chiarire le asinerie che abbiamo sentito in questi giorni. Ma la cosa veramente “simpatica” – si fa per dire – è che i cercatori di capri sono da ricercarsi proprio in quella destra che strizza lo strizzabile proprio ai No Vax, No Mask e chi più ne ha ne metta. Perché c’è da dirlo chiaramente che l’area di riferimento di tali soggetti è – in stragrande maggioranza – proprio quella destra abituata allo sport della caduta del pero.
UN FILM GIÀ VISTO. E la medaglia d’oro in tale esecrabile disciplina l’ha vinta proprio lei, la “sono Giorgia sono cristiana…”, che ha avuto l’ardire di commentare “non so quale fosse la matrice” forse a mo’ di sfottò perché la matrice – come detto – è riconoscibilissima proprio in ampi settori che votano la “cristiana” e Salvini (che chiede le dimissioni della Lamorgese). A tutto questo si aggiunge la beffa della solidarietà di Fratelli d’Italia al segretario della Cgil Maurizio Landini, proprio mentre si attivava la richiesta del Copasir di una informativa alla stessa Lamorgese. Forse qualche informazione al suo comitato la potrebbe dare proprio chi lo guida e cioè Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, lo stesso partito della Meloni e di tanti No Vax.
Il Copasir, cioè sempre Urso, sempre di Fratelli d’Italia, ha sentito poi l’incoercibile bisogno di convocare anche il generale, Mario Parente, numero uno dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), cioè il capo delle “barbe finte” nazionali. Insomma, la vicenda è diventata proprio paradossale in una terra, l’Italia, dove è ormai saltato ogni riferimento non solo alla logica, ma anche ad un minimo di buonsenso istituzionale.
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