Le Lettere

Salviamo i poveri balneari

Tanta gente tira la cinghia. Il costo della vita è cresciuto in modo esorbitante. Ma il governo che fa per i poveri?
Oriana Minetti
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Gentile lettrice, il governo ha già fatto tanto per loro. Per esempio ha eliminato il Reddito di cittadinanza perché si sa che i “poveri mangiano meglio” e più sono poveri meglio stanno. Martedì scorso s’è tenuto un vertice a Palazzo Chigi con due argomenti in ballo. Uno è poco importante: il Pil dell’Italia che nel 2023 quasi certamente sarà inferiore alle stime. Con crescita zero nell’ultimo trimestre abbiamo evitato la recessione tecnica ma, se tutto va bene, siamo rovinati. L’altro tema è importante per i poveri: è allo studio una legge per tutelare i balneari, concessionari del 70-80% delle spiagge, contro la perfida Ue che vorrebbe le loro licenze all’asta e minaccia una procedura di infrazione. Ma i balneari sono un serbatoio di voti del centrodestra, e allora giù a studiare stratagemmi anti Ue. Perfino Briatore ha dichiarato: “Sì, paghiamo poco per le concessioni. Basterebbe pagare un po’ di più”. Per dire, il suo Twiga a Forte dei Marmi fattura più di 10 milioni a stagione e paga allo stato 17.000 euro, cioè quanto ricava ad agosto con l’affitto di 4 soli ombrelloni o in 15 giorni con un solo tendone del tipo “Presidential” con 2 lettoni, 4 letti, televisore, stereo, ecc. E Briatore è uno dei più tartassati. L’hotel Cala di Volpe in Costa Smeralda paga 520 euro l’anno (520, ha letto bene). Nel solo comune di Arzachena ci sono 41 bagni di lusso che pagano meno di mille euro l’anno. E il governo vuole tutelarli, perché non diventino poveri. Mi pare giusto.

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