Salva-Milano bocciato da sindacati e docenti

Contro il salva-Milano si scagliano Cgil e Uil e i docenti Merloni e Roccella, che parla di "uso distorto del potere legislativo"

Salva-Milano bocciato da sindacati e docenti

Ultimo giorno di audizioni ieri in commissione Ambiente del Senato sul ddl Salva-Milano, la norma già approvata alla Camera che da oggi sarà in discussione al Senato. Una norma  che sta spaccando il Pd, diviso tra quello milanese, assai favorevole, sulla scia del sindaco di Milano, Beppe Sala, e quello nazionale, molto più tiepido su un condono mascherato che tra le varie conseguenze, azzererebbe le inchieste sull’urbanistica milanese, aperte dalla procura.

La Cgil ri-boccia la norma

A parlare ieri i tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e alcuni docenti universitari. Parere fortemente negativo sul colpo di spugna è stato espresso dalla Cgil, che si era già espressa contro la norma (definita una “sanatoria”) quando passò alla Camera e che nell’attuale formulazione, secondo il sindacato, è addirittura peggiorativa. Stessa posizione per la Uil.

Solo la Cisl approva il colpo di spugna

A differenza della Cisl, che si è invece detta “favorevole a un intervento normativo che chiarisca i confini della responsabilità dei funzionari pubblici e garantisca certezze agli operatori del settore edilizio. La scelta di una norma interpretativa dovrebbe andare in questa direzione”.

Il prof Merloni: “Se passerà, questa norma estenderà una prassi applicativa illegittima”

Ma forse, le bocciature più dure ieri, sono arrivate da due professori universitari. Per Francesco Merloni, Ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università di Perugia, esisterebbe una “sostanziale inutilità delle previsioni di un’interpretazione autentica”. “Nel caso in cui ci troviamo”, ha spiegato, “il Comune di Milano ha utilizzato una normativa di progressiva stortura della nozione di ristrutturazione edilizia fino al punto di consentire grosse operazioni con la sola procedura di Scia”. Per Merloni “non siamo in presenza di un’interpretazione autentica ma di una modifica sostanziale alla disciplina vigente che ha il difetto di estendere una prassi applicativa che deve essere considerata illegittima, attuata dal Comune, consentendo la sua applicazione generalizzata su tutto il territorio nazionale”.

“Interventi di questo tipo hanno un effetto deleterio, perché appaiono delle semplificazioni ma in realtà non fanno che complicare lo stato di grave insufficienza e incapacità amministrativa dei comuni italiani”, ha aggiunto.

“Un utilizzo distorto del potere legislativo”

Secondo Alberto Roccella, docente di Legislazione dei Beni culturali e di Diritto urbanistico alla Statale di Milano, “per tutte e tre le disposizioni di interpretazione autentica” presenti nel ddl “non sono emerse ragionevoli giustificazioni nell’esigenza di tutelare principi, diritti e beni costituzionali, con la conseguenza che risulta inverato quest’elemento sintomatico dell’utilizzo distorto del potere legislativo”.

“Inoltre, tutte e tre le disposizioni interpretative incidono su giudizi in corso e quindi inducono un controllo di costituzionalità ancora più stringente”, ha sottolineato. “Per questi motivi, c’è motivo di credere che il ddl si presti ad essere censurato in relazione ai principi finora affermati dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in tema di leggi di interpretazioni autentica”.