Nella premessa al Documento di economia e finanza il ministro dell’Economia ha spiegato che il decreto approvato mercoledì comporta uno scostamento di 55 miliardi in termini di maggiore indebitamento netto su quest’anno. Ma che sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, in termini di competenza e in termini di cassa, gli effetti ammontano a 155 miliardi di euro nel 2020 a cui si sommano i 25 miliardi del decreto Cura Italia. Ecco perché dopo che il Cdm ha varato la maxi-manovra, sui social, Roberto Gualtieri ha potuto scrivere: “Approvato il decreto Rilancio: 155 miliardi per far ripartire l’economia italiana. Risorse imponenti per sostenere il lavoro e l’impresa, le famiglie, la sanità, la scuola e l’università”.
Il decreto, oltre ai 55 in deficit, mobilita altri 100 miliardi circa che comprendono le risorse che serviranno a coprire le garanzie per la liquidità alle imprese (circa 30 miliardi), la nuova dote a Cdp (50 miliardi circa) per sostenere le grandi aziende e lo stanziamento per sbloccare i debiti della Pa sempre verso le imprese (12 miliardi). Il pacchetto lavoro è tra i più corposi: vale 25,6 miliardi, tra 15 miliardi per la Cig e 4,5 per il bonus autonomi. E ancora: stop ai licenziamenti per 5 mesi e proroga di altri due mesi per i sussidi di disoccupazione in scadenza. Sui sostegni al reddito si segnala l’impegno del governo non solo per il loro rifinanziamento ma anche per accelerarne l’arrivo ai destinatari.
Tempi più rapidi per la Cig (altre 9 settimane) e anche per quella in deroga, che non passerà più dalle Regioni ma direttamente dall’Inps. L’istituto in 15 giorni dalla domanda erogherà un anticipo del 40% dell’assegno. L’indennità per gli autonomi sarà automatica e sempre di 600 euro per la mensilità di aprile, mentre la terza mensilità salirà a 1000 euro ma solo per i più danneggiati. Queste indennità non concorrono alla formazione del reddito e si possono integrare eventualmente con il reddito di cittadinanza. Chi riceve come reddito meno dell’indennità si vedrà irrobustire il Rdc fino all’ammontare della stessa indennità dovuto in ciascuna mensilità. L’altro pacchetto corposo è quello per le imprese.
“Per loro ci sono oltre 20 miliardi in questo decreto”, dice il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Con aiuti modellati in base ai ricavi e alla dimensione delle aziende. Per quasi tutte quelle sopra ai 250milioni di ricavi (si tratta di mille imprese), niente rata Irap a giugno. E il Mef ieri ha smentito con forza la tesi secondo la quale il saldo e l’acconto Irap dovuti il mese prossimo sarebbero solo rimandati al 2021. Via XX Settembre ha spiegato che sono definitivamente cancellati.
GAUDIUM MAGNUM. Ma il giorno dopo l’ok alla maxi-manovra sono diversi i ministri che manifestano soddisfazione per le misure incassate dai propri dicasteri. Oltre alle lacrime del ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova che porta a casa l’emersione dei rapporti di lavoro, esulta il ministro della Salute Roberto Speranza: “Con questo provvedimento mettiamo risorse senza precedenti sulla sanità, 3 miliardi e 250 mln che potranno rafforzare in maniera duratura il nostro Servizio sanitario”. Un miliardo e 400 milioni vanno al mondo delle Università e della ricerca. “Risorse mai investite prima in dosi così massicce”, ha commentato a caldo il ministro Gaetano Manfredi. Gioiscono i librai per il fondo per la cultura da 210 milioni di euro che guarda specificamente al mondo del libro. E soprattutto una boccata di ossigeno arriva a tutte le persone in difficoltà dall’introduzione del reddito di emergenza che, erogato per due mensilità, va da un minimo di 400 a un massimo di 840 euro a seconda del nucleo familiare.