La battaglia è persa, ma la guerra non è finita. Sul salario minimo le opposizioni non si arrendono, neanche dopo l’approvazione della legge che delega il governo a legiferare in tema di retribuzioni eque, affossando di fatto i 9 euro l’ora.
Il governo fissa l’obiettivo, con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, di chiudere la delega e legiferare sulle retribuzioni (con l’estensione del trattamento economico complessivo minimo del contratto più applicato nella categoria) entro il primo maggio. Come quest’anno, ancora una volta una data simbolo per un provvedimento sul lavoro.
Ma intanto le opposizioni non ci stanno e sono pronte a rilanciare la loro proposta: non tanto in Senato, dove daranno battaglia ma sanno che le possibilità di cambiare il testo sono quasi nulle, quanto in piazza.
Salario minimo, le opposizioni pensano a una legge di iniziativa popolare
L’opposizione non rinuncia a portare avanti la sua battaglia, quindi. E la rilancia soprattutto con la segretaria del Pd, Elly Schlein, che inizia a pensare a una mobilitazione nelle piazze. Non solo, perché già in Aula alla Camera ha ricordato la petizione online che ha raggiunto le 500mila firme.
Proprio quella petizione potrebbe essere la base di partenza per una legge di iniziativa popolare. Che ricalcherebbe, comunque, quella già presentata alla Camera e affossata dalla maggioranza. Il testo ora passerà al Senato per il via libera definitivo: a Palazzo Madama la maggioranza dovrebbe confermare quanto già approvato a Montecitorio senza problemi.
Così il Pd punta a iniziative di piazza, da portare avanti con le opposizioni unite. Finora ogni passo è stato concordato, come avvenuto anche ieri in Aula a Montecitorio con i cartelli di protesta in occasione del voto. Ora l’obiettivo è quello di portare questo fronte compatto anche in piazza per chiedere il salario minimo e rilanciare i 9 euro l’ora di paga.