Una notizia certamente positiva a cui, verosimilmente, si è giunti anche per via della pressione economica nata dall’emergenza sanitaria Covid-19. Fatto sta che ora in Ue si fa sul serio sul salario minimo comune a tutti i Paesi membri. Una proposta che vede tra i più favorevoli il Movimento cinque stelle, una delle prime forze politiche che ne ha parlato tanto da prospettarla anche all’interno del programma delle scorse elezioni europee. Gli stessi pentastellati però avvertono: “non accetteremo compromessi al ribasso”. Tutto nasce perché la Commissione europea ha avviato la seconda fase di consultazione delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro europei sulle modalità per garantire salari minimi equi.
Secondo quanto riporta un comunicato, la prima fase, che si è svolta dal 14 gennaio al 25 febbraio 2020, ha visto partecipare 23 parti sociali a livello dell’Ue, con risposte in base alle quali Bruxelles ha concluso che è necessaria un’ulteriore azione dell’Unione. Le risposte alle nuove domande dovranno pervenire entro il 4 settembre. La Commissione precisa che non intende fissare un salario minimo uniforme a livello europeo né armonizzare i sistemi di determinazione dei salari minimi. Ogni eventuale misura, si legge, verrebbe applicata in modo diverso in funzione dei sistemi e delle tradizioni dei singoli Stati membri nella determinazione dei salari minimi, nel pieno rispetto delle competenze nazionali e della libertà contrattuale delle parti sociali. Ma i recenti avvenimenti hanno ulteriormente rafforzato la richiesta di un intervento dell’Ue per ridurre le sempre maggiori disuguaglianze salariali e la povertà lavorativa, tema che già costituiva una priorità politica per la Commissione guidata da Ursula von der Leyen.
LAVORI IN CORSO. Ed è proprio questo quello che spaventa il Movimento cinque stelle. Sul punto è stata chiara l’europarlamentare Daniela Rondinelli: “È sicuramente positiva l’accelerazione della Commissione europea. Tuttavia mettiamo in guardia da inaccettabili compromessi al ribasso. La crisi del Coronavirus rischia di accentuare le diseguaglianze sociali spingendo verso il basso i livelli retributivi e amplificando così il dumping sociale”. Insomma un salario minimo europeo, rispettoso delle differenze nazionali, aiuterebbe le nostre imprese a competere in maniera equa nel mercato europeo. Ma per fare questo “la Commissione deve elaborare dei criteri minimi e inderogabili che armonizzino i salari di tutti i lavoratori europei”. In pratica, una semplice raccomandazione non basterebbe e verrebbe puntualmente elusa. L’Ue è avvisata.