Probabilmente da un po’ di tempo non ci siamo più abituati, ma per una volta ciò che era previsto nel programma elettorale di una forza politica, sta per trovare attuazione. Su un tema, peraltro, profondamente delicato. Quella forza politica è il Movimento cinque stelle. Quel tema, invece, è il salario minimo europeo.
Se infatti la discussione riguardo questo provvedimento sta andando avanti è senza dubbio merito anche di chi finora ha sempre insistito e mai mollato la presa sulla questione. E merito, dopotutto, è anche della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, da sempre attiva sul tema.
IL CONFRONTO. E così, dopo la proposta di direttiva presentata il 28 ottobre 2020 al Parlamento europeo dalla Commissione, sono cominciati i lavori e il 22 aprile scorso è approdata al Parlamento, in Commissione Occupazione, la bozza dei due relatori, gli europarlamentari Dennis Radtke (PPE) e Agnes Jongerius (S&D). Una bozza che presenta numerosi aspetti positivi, ma anche alcune criticità.
Secondo il Movimento, ad esempio, c’è tra le altre cose solo un blando riferimento alla concorrenza sleale e nessun reale meccanismo di coordinamento per verificare le forme di concorrenza sleale basata sul dumping salariale in Ue, nonostante sia un profondo problema nello squilibrio delle forze economiche tra gli Stati membri. Esattamente come mancano, ancora, meccanismi sanzionatori chiari (ci si limita ai controlli efficaci e dissuasivi).
Ma, soprattutto, sempre secondo i pentastellati non c’è un chiaro riferimento alla determinazione dei salari al di sopra della soglia di povertà. Insomma, nonostante i passi in avanti, c’è ancora lavoro da fare. Ed è proprio per questa ragione che ieri il Movimento ha incontrato diverse rappresentanze sindacali. E quasi con tutte c’è stata una profonda unità di intenti.
“La direttiva europea sul salario minimo non dovrà escludere nessuno. Sono molti i lavoratori poveri che sfuggono a categorie ben definite. Non dimentichiamo nessuno: servirà un’attenzione particolare nei confronti delle fasce deboli della popolazione”, ha sottolineato ad esempio Susanna Camusso, oggi responsabile politiche internazionali della Cgil. Dello stesso avviso, tra gli altri, anche la segretaria della Uil Tiziana Bocchi (“La direttiva sul salario minimo deve valere per tutti, dagli autonomi ai subordinati. Nessun lavoratore dovrà essere escluso”).
Ad essere più distanti dal provvedimento Confindustria e Confcommercio perché, per dirla con Guido Lazzarelli (responsabile Welfare della Confcommercio) “siamo convinti che il salario minimo non possa essere collocato nelle contrattazioni collettive”. In ogni caso l’incontro è stato produttivo perché proprio da questi confronti nasceranno gli emendamenti su cui gli europarlamentari già stanno lavorando.
“Il salario minimo europeo è una misura di giustizia sociale che aiuterà i lavoratori ad ottenere un salario dignitoso e le imprese ad evitare l’odioso dumping sociale che le penalizza in Europa. La proposta della Commissione europea è in fase di discussione al Parlamento europeo: indietro non si torna”, ha spiegato Daniela Rondinelli (nella foto) ringraziando le parti sociali intervenute.
“La direttiva sui salari minimi, che è attualmente allo studio del Parlamento europeo, rappresenta una priorità strategica perché combatte il dumping sociale e salariale che è purtroppo una triste realtà in Europa. Senza salario minimo si genera lavoro di bassa qualità e sottopagato nei Paesi più poveri”, ha detto la 5S Tiziana Beghin. L’appuntamento, ora, è al prossimo 11 maggio quando il Cinque Stelle presenteranno la loro proposta di salario minimo Ue.