Raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana portandolo dalla media del +0,8% dell’ultimo decennio a un livello in linea con la media europea dell’1,6%; aumentare gli investimenti portandoli al 3% del Pil, conseguire un aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali salendo dall’attuale 63% dell’Italia al 73,2% dell’attuale media Ue; portare la spesa per ricerca e sviluppo al 2,1% rispetto all’attuale 1,3%. Sono questi alcuni degli obiettivi ambiziosi che il governo punta a realizzare con il Recovery plan italiano nell’ambito del programma Next Generation Eu. Per l’Italia si tratta di un bottino di 209 miliardi.
Le linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per accedere ai fondi europei sono state trasmesse al Parlamento. E, nella lettera di accompagnamento, il premier Giuseppe Conte assicura che “se le Camere lo riterranno opportuno, il governo è disponibile a riferire sulle linee essenziali del documento”. Garantendo che “sarà assicurato il pieno coinvolgimento delle Camere”. Si tratta, scrive Conte, di “un’occasione storica irrinunciabile”. Il Pnrr italiano – contenuto in 32 slide – prevede sei missioni: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute.
E indica una serie di riforme e di politiche a supporto del piano che vanno dal fisco alla pubblica amministrazione, dalla giustizia al lavoro, fino all’impegno sugli investimenti pubblici e per la ricerca e sviluppo. Nel mercato del lavoro si guarda a maggiori tutele per i lavoratori vulnerabili. A pieno titolo entra il salario minimo che “garantirà ai lavoratori nei settori a basso tasso di sindacalizzazione un livello di reddito collegato a uno standard minimo dignitoso”. Si punta a ridurre la complessità e la lentezza della giustizia che “mina la competitività delle imprese e la propensione a investire nel Paese”.
E per quanto riguarda il fisco l’obiettivo è “una riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta, finalizzata a disegnare un fisco equo semplice e trasparente per i cittadini, che riduca in particolare la pressione fiscale sui ceti medi e le famiglie con figli e acceleri la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale”. Centrale il family act “raccordato alla riforma dell’Irpef”. Poi c’è il capitolo sulla rivoluzione verde e la transizione ecologica. E quello sulla salute: gli obiettivi indicati vanno dal migliorare la qualità ricettiva degli ospedali agli investimenti nella digitalizzazione dell’assistenza medica.
E green e digitale sono le parole chiave che segnano tutto il documento. Al via il cablaggio con fibra ottica delle infrastrutture scolastiche e universitarie da riqualificare anche in chiave di efficienza energetica e antisismica. Ma anche l’arrivo di infrastrutture per e-learning e il potenziamento degli asili e i nidi tra zero e sei anni. Revisione delle concessioni autostradali e completamento della rete nazionale di telecomunicazioni in fibra ottica, interventi “per lo sviluppo del 5G” ma anche realizzazione di datacenter e cloud e arrivo dell’identità digitale unica per cittadini e imprese.
Missione infrastrutture con il completamento dei corridoi ferroviari Ten-T, alta velocità, sviluppo della rete stradale, autostradale, ponti, viadotti e portualità, smart districts e mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile. L’esecutivo ha anche fissato i paletti per l’ammissibilità dei progetti. Dovranno avere innanzitutto un “significativo impatto positivo” su Pil e occupazione e dovranno riportare con chiarezza costi e impatti economici, ambientali e sociali, indicando tempistica e modalità di attuazione, con target intermedi e finali.