Se il mattino ha l’oro in bocca lo capiremo al vertice convocato oggi di buonora a Palazzo Chigi per fare il punto sulla trattativa con Bruxelles. L’incontro avverrà prima delle comunicazioni del premier alla Camera, in vista del Consiglio europeo. Presente insieme con Giuseppe Conte e i due vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giovanni Tria. La vigilia è stata segnata da uno scambio di battute.
SI PUO’ FARE. Ad aprire le danze il numero uno di via XX Settembre. Da Londra si è lasciato andare a considerazioni che hanno urtato la “sensibilità” di Salvini. Che ha trovato una sponda in Di Maio. Il ministro dell’Economia è tornato a bocciare l’idea dei minibot, definiti uno strumento “illegale e non necessario”. “Se il ministro ha una idea diversa la porti, altrimenti si fanno”, replica il ministro dell’Interno. “Non mi affeziono ai nomi o a termini ma il debito si deve pagare”, specifica il capo politico M5S. Salvini chiede una manovra trumpiana? Tria gli ricorda che non abbiamo il dollaro. Il leader leghista ribatte: “La faremo con l’euro in tasca”. “L’Italia può permettersi la manovra che serve all’Italia: una manovra ‘contiana’…”, frena Conte. E se Mattarella ricorda che la solidità dei conti è essenziale, Tria dice che la flat tax e il salario minimo “non sono rumore elettorale ma provvedimenti importanti”, il problema è “come vengono ideati, i tempi di applicazione”, ovvero la compatibilità finanziaria.
MANOVRA ESPANSIVA. Salvini gli rammenta che “chi vuole fare il ministro di questa squadra sa che il taglio delle tasse è la priorità di questo Paese”. “Bisogna abbassare le tasse in maniera sostanziale”, rincara la dose Di Maio. “Si faranno tutte le riforme che servono tenendo conto dell’equilibrio economico”, dice il premier. E poi ci sono i numeri che il ministro dell’Economia sta mettendo a punto per scongiurare la procedura d’infrazione. Il vertice servirà per fare il punto anche sulla lettera che Conte invierà all’Europa cercando di mediare tra l’esigenza di tenere con Bruxelles la porta aperta al dialogo – pur riconoscendo la necessità di parità di trattamento tra i paesi e l’opportunità di rivedere le regole Ue – e il pressing che arriva da Salvini, e da Di Maio, per una manovra espansiva.
Tria guarda alle cifre da offrire a Bruxelles: “Non si tratta di lettere, entro giugno approveremo l’aggiustamento di bilancio in cui ci saranno nuovi dati che indicheranno come quest’anno siamo rispettosi delle regole di bilancio”. E ribadisce: “Non ci saranno misure addizionali perché a legislazione invariata i livelli di deficit saranno molto più bassi di quelli previsti”. Per il 2019 il deficit scenderà dal 2,4% previsto al 2-2,1% grazie a un mix disposto di maggiori entrate tributarie, e non solo, e minori spese per reddito di cittadinanza e quota 100.
NUMERI CERTI. A luglio ci saranno dati su ulteriori risparmi. Il ministro nega che sarà allegata alla lettera “alcuna clausola aggiuntiva” di garanzie anti-deficit. Girava voce che poteva essere ripetuta quella prevista nell’ultima legge di bilancio per congelare fondi da utilizzare nel caso emergessero ‘buchi’. Il piatto forte da servire all’Europa sarà l’abbassamento del deficit 2019 da ottenersi senza manovre correttive e la prospettiva a fine anno di risparmi più corposi dalle misure bandiera del governo gialloverde. Rimane l’incognita sulla manovra 2020. Tria parla di cambiamento di politica per “il contenimento del debito” ma “non attraverso nuovi aumenti di tasse”, bensì attraverso tagli sulla “spesa corrente”.