Si conclude con un ringraziamento e con una richiesta la visita del segretario generale della Nato, Mark Rutte alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Un grazie per l’impegno che l’Italia sta mettendo nella corsa al riarmo, poco importa che a farne le spese siano la sanità, l’istruzione e il welfare colpiti dai tagli selvaggi del governo delle destre, e un invito a raggiungere in fretta l’obiettivo del 2% delle spese militari sul Pil.
E il nostro Paese incassa tanto i ringraziamenti quanto l’invito a impegnarsi di più. “Sostengo con favore l’annuncio degli 8,2 miliardi di euro che l’Italia investirà per i nuovi carri armati e rinnovare la strumentazione delle forze armate”, ha detto Rutte, nelle dichiarazioni congiunte al termine dell’incontro con Meloni.
Il riferimento è al decreto ministeriale della Difesa sul programma pluriennale “Rinnovamento della componente corazzata (nuovo Main Battle Tank e piattaforme derivate) dello strumento militare terrestre”. E poi l’auspicio. “Tutti dobbiamo raggiungere il 2% di spese per la difesa”, afferma il segretario generale della Nato.
Obiettivo 2% delle spese per la difesa
Finora la situazione di cassa dell’Italia non lo ha consentito. Ma non solo per Giorgia Meloni. Anche per Guido Crosetto l’’obiettivo del 2% è un chiodo fisso. “Oggi tutti i Paesi hanno ribadito che stanno raggiungendo il 2% e la maggior parte dei Paesi ha detto che non basta il 2%. La Polonia ha parlato del suo investimento che è al 4,5% e altri Paesi sono al 3/3,5%. Il 2% è dato come acquisito da tutte le nazioni e siamo rimaste tra le poche nella Nato a non averlo ancora raggiunto”, ha incalzato il ministro della Difesa il 18 ottobre, in un punto stampa a Bruxelles.
Il ministro aveva spiegato che, al momento, la traiettoria della spesa militare è “decrescente”. Le tabelline relative all’evoluzione della spesa militare citate nell’ambito della Manovra “sono quelle a legislazione vigente, per le quali la spesa per la difesa nei prossimi anni va decrescendo” in rapporto al Pil. “Stiamo discutendo la Finanziaria: a seconda delle risorse che ci saranno per il 2025 e gli anni successivi vedremo se questa curva cambierà”, ha detto Crosetto.
La corsa al riarmo per l’Italia è già partita
E ci pare che il ministro non si possa lamentare. Secondo Milex, l’Osservatorio sulle spese militari in Italia, solo nel 2025 il nostro Paese ha già preventivato di destinare 32 miliardi di euro alle spese militari, record storico con un aumento del 12,4% rispetto al 2024 e del 60% sul decennio. Di questi 32 miliardi ne riserverà 13 per i nuovi armamenti, con un balzo del 77% nell’ultimo quinquennio. Complessivamente si parla di quasi 40 miliardi di investimenti solo nelle armi nei prossimi tre anni.
Tornando a Meloni-Rutte, la premier ha sciorinato tutta la sua fedeltà atlantista. “L’incontro di oggi (ieri, ndr) è stata l’occasione per ribadire da parte nostra il ruolo fondamentale dell’Italia all’interno dell’alleanza atlantica, leader per qualità e quantità della nostra azione: siamo il primo contributore in termini assoluti alle missioni e quindi anche al bilancio della Nato”, ha detto Meloni.
“Stiamo senz’altro sulla buona strada per fornire i nostri 40 miliardi di aiuti militari nel 2024. Continueremo ad essere al fianco dell’Ucraina perché la lotta dell’Ucraina è la lotta di tutti noi. La Nato ha un concetto di sicurezza a 360 gradi”, ha detto Rutte che ha concluso con un “desidero ringraziarla primo ministro per essere una grande sostenitrice dell’Ucraina”.
Intanto il M5S denuncia che ieri in Commissione Difesa Senato sono stati approvati, “con il nostro voto contrario, altri due programmi militari in partnership con aziende belliche israeliane”. Lo dichiarano i capigruppo M5S in Commissione Difesa di Senato e Camera, Bruno Marton e Marco Pellegrini.