C’era da aspettarselo ma la manina dietro la registrazione al Metropol di Mosca è italiana. Se per l’opinione pubblica e i giornalisti questo era un semplice sospetto, per i pubblici ministeri Gaetano Ruta e Sergio Spadaro sarebbe una vera e propria certezza. Un audio carpito sottobanco e senza che nessuno se ne potesse rendere conto, con uno smartphone di ultima generazione che sarebbe stato addirittura poggiato come niente fosse sul tavolo attorno a cui sedevano i diversi partecipanti all’incontro. Proprio tale registrazione ieri è stata depositata dai due magistrati, assieme a una piccola parte delle carte dell’inchiesta inclusa la trascrizione stessa del file, al Tribunale del Riesame in vista dell’udienza del prossimo 5 settembre. Già perché in quella data, davanti al collegio, verrà discussa l’istanza di dissequestro dei dispositivi elettronici presentata dai difensori di Gianluca Savoini, Gianluca Meranda, Francesco Vannucci, ossia i tre italiani indagati per corruzione internazionale. Un carteggio che già oggi sarà a disposizione dei loro legali.
LA SPIA IGNOTA. Ironia della sorte, uno di loro potrebbe essere l’autore della registrazione dell’incontro all’hotel Metropol di Mosca dell’ottobre 2018 in cui sarebbe avvenuta la trattativa poi sfumata. Tale audio, non è ancora chiaro come, successivamente finiva nelle mani di un giornalista de L’Espresso che a sua volta conduceva delle indagini e alla fine, lo scorso febbraio, pubblicava un articolo. Da lì partiva l’inchiesta, con tanto di convocazione in Procura dello stesso autore del pezzo, sulla presunta trattativa tra tre russi e tre italiani che sarebbe dovuta servire per trovare fondi, tramite una compravendita di petrolio a prezzo di favore, per finanziare la campagna elettorale del Carroccio per le elezioni europee.
Una trattativa che, stando a quanto emerge, non si sarebbe poi concretizzata nonostante, come accertato dalle indagini dei magistrati di Milano, la stessa fosse andata avanti per alcuni mesi. Ma c’è di più perché ormai i pm sono convinti, contrariamente a quanto emerso in un primo momento, che l’incontro al Metropol non fosse il primo ma che ce ne fossero altri precedenti. Appuntamenti altrettanto segreti e a cui avrebbero partecipato anche altre persone che, se confermati, potrebbero allargare ulteriormente il numero delle persone coinvolte.
ALTRI MISTERI. Con il passare del tempo, il cosiddetto Russiagate in salsa leghista non si sgonfia. Giorno dopo giorno crescono gli interrogativi, a partire dall’identità della persona che ha registrato l’incontro e, per continuare, dalle motivazioni che lo hanno spinto a decidere di premere il tasto “rec” sul proprio smartphone. Poi si cercherà di capire chi sono i tre russi presenti al Metropol, uno dei quali potrebbe essere un funzionario governativo. Ma soprattutto i pm intendono vederci chiaro sulla presunta trattativa per essere sicuri al 100% che questa sia fallita come tutto, almeno fino ad ora, farebbe pensare.