Da un lato, l’avanzata apparentemente inarrestabile delle truppe del Cremlino, che continuano a conquistare villaggi in Ucraina; dall’altro, l’Occidente, che sembra incapace di supportare efficacemente la resistenza ucraina e insiste nel perseguire una politica muscolare basata su aiuti militari a Kiev e sanzioni a Mosca. Dopo quasi tre anni di conflitto, in Ucraina la situazione non cambia. L’ultima novità arriva da Bruxelles, dove il Consiglio UE ha adottato il 15° pacchetto di sanzioni contro la Russia, con l’obiettivo di reprimere la “flotta ombra” di petroliere di Vladimir Putin e contrastare l’elusione delle sanzioni, facilitata dal supporto di Paesi terzi.
Contrariamente a quanto si possa pensare, questo pacchetto non è identico ai precedenti: per la prima volta, infatti, introduce sanzioni “piene di effetti” nei confronti di attori cinesi, tra cui divieti di viaggio, congelamenti di beni e restrizioni sull’accesso a risorse economiche. In parallelo a questo ulteriore impegno dell’UE, anche i singoli Stati membri stanno approvando forniture militari per sostenere l’esercito di Volodymyr Zelensky e arginare i danni in vista di un possibile disimpegno americano, legato al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Non fa eccezione l’Italia, dove da settimane si lavora a un nuovo decreto sulle armi – il decimo – che verrà presentato mercoledì al Copasir dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il provvedimento, contenente l’elenco dei materiali da inviare all’Ucraina, sarà presumibilmente secretato, come avvenuto per tutti i decreti precedenti, salvo colpi di scena.
La Russia travolge l’Ucraina e dilaga nel Donbass
Nel frattempo, nonostante l’incognita Trump, sul campo di battaglia si combatte con ferocia. In poche ore, le truppe russe hanno inferto un devastante colpo all’esercito ucraino, conquistando il villaggio di Shevchenko e la città di Elizavétovka, entrambe situate nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR). In risposta, le forze armate di Zelensky hanno sferrato un attacco con droni, colpendo depositi di artiglieria e mortai russi nei pressi del villaggio di Markyne, nel territorio occupato della regione di Donetsk. I combattimenti sembrano destinati a prolungarsi, con Russia e Occidente che continuano a scambiarsi accuse di alimentare il conflitto. In questo scenario, Vladimir Putin fatica a smarcarsi dalle responsabilità, pur sostenendo che l’escalation della guerra sia causata dalla Nato.
Lo zar ha dichiarato: “I Paesi della Nato stanno aumentando la spesa militare e gruppi d’attacco dell’alleanza vengono schierati vicino ai confini russi. Il numero di militari americani in Europa ha già superato le 100mila unità”. Putin, che si presenta come vittima della situazione, ribadisce di essere disposto a trattare, ma sottolinea che la Russia sta intensificando la cooperazione militare e tecnica con alleati e partner disposti a collaborare. “Questa è la maggior parte dei Paesi del mondo”, ha affermato.
A queste dichiarazioni ha risposto l’UE attraverso Baiba Braze, ministra degli Esteri della Lettonia, che ha commentato: “Tutti gli indicatori mostrano che la Russia vuole continuare a combattere. Non c’è alcun passo verso la pace o segnale di colloqui di pace. Quindi, per garantire che la pace arrivi prima o poi, l’Ucraina deve trovarsi nella situazione più forte possibile sul campo di battaglia. Dobbiamo continuare a fornire all’Ucraina ciò di cui ha bisogno e proteggere le sue infrastrutture energetiche, la popolazione e tutto il resto”.