È di almeno 15 agenti di polizia, un sacerdote e una guardia di sicurezza uccisi il bilancio dell’attacco compiuto dagli uomini armati che hanno aperto il fuoco in due città della regione russa del Daghestan, nel Caucaso settentrionale.
Il commando ha preso di mira una sinagoga, due chiese ortodosse e un posto di polizia, ha spiegato il governatore della regione, Sergei Melikov. Anche sei degli aggressori sono morti. In un video il funzionario ha detto che “questo è un giorno tragico per il Daghestan e per l’intero paese”.
Attacco in Daghestan: l’ombra dell’Isis
Secondo quanto riportato dal governatore, diverse persone sono rimaste ferite. Nella città di Derbent, uomini armati hanno attaccato una sinagoga, sede di una comunità ebraica nella regione a maggioranza musulmana. L’agenzia Tass ha riferito che gli aggressori hanno sparato anche contro due chiese ortodosse vicine, uccidendo un prete.
Alcuni filmati pubblicati sui social da Derbent mostrano un gruppo di uomini armati impegnati in un pesante conflitto a fuoco con la polizia. Funzionari locali hanno detto che la sinagoga di Derbent è stata data alle fiamme e una clip della scena mostra il fuoco uscire dall’edificio, che è considerato patrimonio dell’Unesco.
In una sparatoria separata avvenuta nello stesso momento, un gruppo ha aperto il fuoco sulla polizia a Makhachkala, la capitale del Daghestan, situata a circa 75 miglia a nord, lungo la costa del Mar Caspio. Secondo le autorità locali, almeno un agente di polizia è stato ucciso e altri sei feriti.
Secondo il think tank statunitense Isw l’attacco potrebbe essere stato perpetrato dal gruppo Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dello Stato Islamico. Secondo gli americani il gruppo “ha probabilmente condotto l’attacco coordinato contro chiese, sinagoghe e strutture di polizia nella Repubblica del Daghestan il 23 giugno”.
La filiale russa dell’Isis, infatti, avrebbe pubblicato una dichiarazione dopo l’attacco elogiando “i loro fratelli del Caucaso”. Il gruppo Al-Azaim non avrebbe comunque rivendicato l’attacco, ma il riferimento al Caucaso sembra essere la prova della responsabilità dell’attentato. Secondo la struttura antiterrorismo regionale dopo l’attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo, il gruppo Wilayat Kavkaz sarebbe diventato più attivo anche nel reclutamento.