Sul Russia-gate indaga la Procura della Repubblica di Milano. Dopo le rivelazioni del settimanale L’Espresso e dunque ben prima della diffusione degli audio da parte del sito statunitense BuzzFeed, gli inquirenti stanno cercando di far luce sulla presunta trattativa tra Gianluca Savoini, presidente dell’Associazione culturale Lombardia Russia e collaboratore di Matteo Salvini, iscritto nel registro degli indagati, e i russi per far ottenere alla Lega un finanziamento da 65 milioni di dollari.
LE VERIFICHE. Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta del dipartimento reati economici sarebbero al lavoro già da alcuni mesi, ipotizzando la corruzione internazionale, e hanno già sentito alcune persone informate sui fatti. Ancora da chiarire però se la trattativa sia andata in porto. Gli investigatori erano inoltre già in possesso dei file audio relativi all’incontro del 18 ottobre scorso avvenuto nella hall dell’hotel Metropol di Mosca tra Gianluca Savoini e altre cinque persone. Un faccia a faccia andato avanti per circa un’ora, in cui Savoini avrebbe parlato del sovranismo ed elogiato l’amicizia con Putin e la Russia. Poi avrebbe spiegato la sua visione per l’Italia: “La nuova Europa deve essere vicina alla Russia. Non dobbiamo più dipendere dalle decisioni di illuminati a Bruxelles o in Usa. Vogliamo cambiare l’Europa insieme ai nostri alleati come Heinz-Christian Strache in Austria, Alternative für Deutschland in Germania, la signora Le Pen in Francia, Orban in Ungheria, Sverigedemokraterna in Svezia”.
LA DIFESA. Alle prese con l’ennesima grana e questa volta di enormi proporzioni, gli esponenti della Lega ieri hanno cercato di ridimensionare la vicenda, negando qualsiasi accusa e qualsiasi coinvolgimento nell’affaire. Salvini ha puntato subito sul vittimismo: “Siamo scomodi, siamo indagati, siamo minacciati: è evidente. Però voglio un governo che corre, che fa che cresce che scommette sul merito, non che torna indietro”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. “C’è gente un po’ che millanta – ha dichiarato. Vale per tutti quelli che fanno politica. C’è in giro un sacco di gente che parla in nome e per conto del sottoscritto, chissà quante cose si inventa. Ho scoperto di avere moltissimi amici insospettabili in questo periodo. Nel caso specifico – ha proseguito – a me sembra che qualche fanfarone le sparava grosse e qualcuno in modo opportunistico per chissà quali fini approfitta del fanfarone per gettare discredito su Salvini”.
L’ex eurodeputato Mario Borghezio è poi andato anche oltre, sostenendo che si tratta di una colossale montatura e che per bloccare tale manovra il governo dovrebbe attivare i servizi segreti. “Una vicenda oscura – ha dichiarato Borghezio – che ha i tratti di una spy story, penso che sarebbe bene che il governo italiano attivasse i propri apparati di intelligence per difendere l’immagine del paese, e difenderla da queste losche montature”. L’ex eurodeputato ha poi specificato che molti imprenditori cercano di utilizzare le amicizie politiche in certi ambienti per concludere affari e che nella vicenda ci sono da tenere in considerazione anche le sanzioni alla Russia, che sono un ostacolo ai rapporti commerciali. “Qualcuno – ha concluso – magari cercava entrature. Salvini è stato netto, spiegando che lui non c’entra nulla e che querela tutti quelli che lo tirano in ballo”.