Con il suo “daje”, Grillo avrà pure benedetto “dall’alto” l’operazione Raggi bis in Campidoglio, ma “sulla terra” la situazione non è così pacifica. Le perplessità sono diverse ed investono più piani, uno tutto interno al M5S, la regola del doppio mandato, e l’altro politico, vale a dire la questione dei rapporti con l’alleato di governo Pd. Andiamo per ordine. La deroga per permettere a Virginia Raggi di ricandidarsi (è già stata anche consigliera comunale) investe ovviamente tutto il Movimento e la forzatura della sindaca uscente ha creato non pochi maldipancia fra chi ipotizza che ciò aprirebbe quasi inevitabilmente le porte alla cancellazione del divieto anche per i parlamentari.
Un’opzione che non piace per niente agli eletti che sono al primo mandato e che, in prospettiva del taglio dei parlamentari, si troverebbero in diretta competizione con chi è in Parlamento dal 2013. Il clima non è dei migliori, non a caso il capo politico del M5S Vito Crimi, sul Blog delle Stelle, in un lungo post che accompagna l’annuncio del voto di oggi e domani tra gli iscritti a Rousseau sull’esclusione dal conteggio del limite dei due mandati elettivi un mandato da consigliere comunale, ha dovuto precisare che ciò non andrebbe a intaccare la regola aurea del tetto per i parlamentari. “Voglio essere chiaro: un eventuale cambiamento non è da intendersi come una deroga o passo indietro sui nostri principi ma il riconoscimento di una realtà di fatto, che può aiutarci a crescere, maturare e migliorarci”.
Crimi ricorda poi che “ il limite dei mandati, era stato introdotto per evitare che la politica diventasse una professione ma era stato pensato principalmente per parlamentari e consiglieri regionali e con il tempo ci si è resi conto di quanto fosse difficile paragonare l’attività politica che si svolge in Parlamento e nei consigli regionali, a quella che si realizza in un consiglio comunale: qui il professionismo della politica è quasi inesistente e senza un puro, sincero, spirito di servizio, è difficile andare avanti”. Dunque “è arrivato il momento di interrogarci sul mandato da consigliere comunale, sul suo valore e sulle sue prospettive. Per questo motivo intendo sottoporre alla decisione degli iscritti la proposta di stabilire che un mandato da consigliere comunale deve intendersi come escluso dal computo dei due mandati, in qualunque momento esso sia svolto”.
La precisazione non ha però placato gli animi, anzi, e astretto giro è arrivata su Facebook la riflessione “tranchant” di un big pentastellato, il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni: “Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli”, che di fatto ha dato voce a quanti nel Movimento ritengono che l’escamotage sia pura ipocrisia. Tanto più che, e qui arriviamo al nodo politico, nello stesso post Crimi ha annunciato un’altra rivoluzione: gli iscritti potranno esprimersi anche sulle alleanze locali con altre forze politiche (Pd in primis).
Ma la ricandidatura di Virginia, lanciata con l’intento di “dialogare con la sinistra” e l’ambizione di arrivare al ballottaggio attraendo i suoi voti, non è invece stata presa bene dalle parti del Nazareno, dove si aveva in mente come schema il possibile ingresso di Zingaretti nel governo e un’intesa per cedere la regione ad un esponente M5S e la capitale ad uno del Pd. Non a caso il vice segretario dem, Andrea Orlando, ha commentato così: “Non possiamo dare un giudizio positivo su questi cinque anni che hanno visto un declino della città e nessun problema risolto, mentre c’era la tendenza a puntare il dito contro le amministrazioni precedenti”. Non proprio un giudizio lusinghiero.