Niente da fare. Nonostante l’ottimismo ostentato l’altro ieri dal Governo greco, e nonostante la cancelliera tedesca Angela Merkel avesse chiesto il raggiungimento di un accordo entro lunedì, ieri sono volati gli stracci tra Berlino e creditori da una parte e Atene dall’altra. L’ex troika (Ue, Fmi e Bce) ha proposto alla Grecia un nuovo finanziamento da 12 miliardi fino a novembre in cambio di un accordo vicino alle richieste di Commissione, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. A questo ammontare si aggiungerebbero, secondo un documento citato dall’agenzia francese Afp, 3,5 miliardi del fondo monetario.
LA REPLICA
Alexis Tsipras, però, non ne vuole sapere e dice ai tedeschi: “No ai ricatti”. Il premier ellenico ieri ha indirettamente confermato la fiducia al suo ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis che già si era detto contrario a firmare un accordo “non praticabile” con i creditori: “La Grecia è stata costretta ad adattarsi ad alcune richieste piuttosto strane delle istituzioni. Ora sta a loro fare un passo avanti. Il nostro impegno per restare nell’euro è assoluto”. D’altra parte la posizione del governo ellenico è chiara: “Nel caso in cui non pagassimo al Fondo monetario internazionale gli 1,6 miliardi di euro la cui restituzione è prevista il 30 giugno, saremmo in situazione di obbligazioni scadute” e questo “non equivale a un fallimento” ha detto il ministro greco del Lavoro, Panos Skurletis. A dimostrazione della volontà di non fare altre concessioni ai creditori, Atene ha dato ieri il via al piano umanitario voluto da Tsipras per dare sostegno alle oltre 300mila famiglie di indigenti senza luce e cibo: un programma da 200 milioni di euro osteggiato dall’ex troika, ma sul quale Atene non ha fatto marcia indietro.Una mossa che non è piaciuta al presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, secondo cui l’accordo va trovato oggi, in occasione della riunione a Bruxelles: “Deve accadere domani (oggi, ndr) altrimenti non c’è più tempo. Serve un pacchetto di riforme che rimetta in piedi la Grecia, ma richiede un’azione più forte fronte delle riforme e su quello dei costi”. Il presidente dell’Eurogruppo poi ha riservato una stoccata al governo Tsipras, alimentando i rumors secondo cui sarebbe in atto un manovra europea per far cadere l’esecutivo: “L’intera società greca è a pezzi da qualche tempo. Basti pensare all’autorità fiscale, che non funziona più, agli investitori esteri che lasciano il paese, la gente non ha più fiducia nel governo”.
GLI SVILUPPI
Per la prima volta ha mostrato segnali di preoccupazione anche il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker che ha detto: “Non sono così ottimista sull’accordo”. Per il commissario Ue, Guenther Oettinger, l’uscita della Grecia dall’area euro sarà inevitabile se non si troverà una soluzione entro cinque giorni. Il più fiducioso di tutti pare il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi: “Spero, penso e credo che sulla Grecia si possa arrivare a un accordo da qui a domenica. La mia è una previsione di ottimismo”.