Arriva la proroga per la Rottamazione quater. L’Aula del Senato ha approvato un emendamento al decreto Anticipi che prolunga al 18 dicembre le scadenze, già passate, del 31 ottobre e del 30 novembre per i versamenti da parte di chi ha aderito al provvedimento. L’emendamento è stato proposto dal senatore di Forza Italia, Claudio Lotito, ed è stato approvato con 87 voti favorevoli e 58 contrari.
Il voto ha scatenato le proteste in Aula con il Pd che ha parlato di un condono. Il governo porrà la questione di fiducia alla Camera sul decreto Anticipi il 12 dicembre, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Il testo ora in discussione al Senato scade il 17 dicembre: si voterà il 13 dopo il question time, con il voto finale previsto per il 14 dicembre.
Prorogata fino al 18 dicembre la Rottamazione quater: bagarre in Aula
L’emendamento permette di pagare senza interessi né mora i versamenti scaduti il 31 ottobre e il 30 novembre del 2023 delle due rate del 2023 della Rottamazione quater delle cartelle esattoriali. Parliamo del provvedimento che riguarda i carichi affidati all’Agenzia delle Entrate tra il primo gennaio del 2000 e il 30 giugno del 2022. L’emendamento è stato approvato con il parere favorevole di relatori e governo. Così facendo il governo spera di ricevere più soldi nelle casse dello Stato attraverso il pagamento delle rate della rottamazione da parte di chi non è riuscito a versare in tempo.
Per il Pd l’emendamento è un condono, poiché “cambia scadenze già consolidate”, come spiega il senatore Daniele Manca: “Si sceglie di abbandonare tutte le proposte per i lavoratori e di optare per il condono, è un atteggiamento molto grave ed è uno svantaggio per chi le tasse le paga regolarmente”.
Per Forza Italia, come spiega il senatore Dario Damiani, si tratta di un emendamento che riguarda semplicemente “la contabilità: è una scadenza in corso, ancora possibile. La portiamo al 18 dicembre, non è una mancata entrata di bilancio, anzi dà la possibilità di pagare quindi di far confluire entrate nelle casse dello Stato”. Insomma, per Damiani “non è un condono ma solo un aggiustamento di contabilità di bilancio”.