E’ durata oltre tre ore e mezza la deposizione di Domenico Quirico in procura a Roma: il giornalista rapito in Siria cinque mesi fa e rientrato ieri in Italia si è allontanato da Palazzo di Giustizia da un’uscita secondaria, scortato dai carabinieri e senza rilasciare dichiarazioni. Il cronista è stato sentito dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti procuratori Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. I pm avevano aperto un fascicolo ad aprile per il reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo. Quirico dovrebbe tornare a Torino già questa sera, secondo quanto si apprende a piazzale Clodio da alcune indiscrezioni. Intanto, nelle ultime ore Pierre Piccinin, insegnante belga compagno di prigionia di Quirico, ha rilasciato già diverse interviste. L’insegnante 40enne sostiene che non sia stato il governo di Bashar al-Assad ad usare il gas sarin o altri gas durante i combattimenti nei sobborghi di Damasco. Quirico spiega invece di non poterlo affermare con certezza. Durante un’intervista a RTL-TVi Piccinin ha spiegato di aver capito l’estraneità all’uso del gas di Assad carpendo una conversazione tra ribelli durante la prigionia. Quirico, però, ha spiegando alla Stampa che “è folle dire che io sappia che non è stato Assad a usare i gas” perchè “non sono assolutamente in grado di dire se questa conversazione sia basata su fatti reali o sia una chiacchiera per sentito dire, e non sono abituato a dare valore di verità a discorsi ascoltati attraverso una porta”. Precedentemente, in interviste rilasciate a radio belga, Piccinin ha raccontato delle torture subite da lui e dal suo compagno di prigionia, anche a livello psicologico. Secondo l’insegnante, Quirico sarebbe stato sottoposto a due finte esecuzioni e i due avrebbero tentato la fuga venendo però poi duramente puniti.
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