Nel corso della sola giornata di ieri sono stati circa 400 i profughi portati al sicuro grazie al ponte aereo che il Governo italiano ha organizzato e sta portando avanti da giorni per mettere in salvo, oltre ai connazionali, anche quei cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra ambasciata e le nostre forze armate nel corso della missione in Afghanistan e che ora sono in pericolo.
Gli uomini della Difesa e il personale diplomatico, coordinati dal Comando di vertice interforze del generale Luciano Portolano stanno facendo il possibile per sfoltire il lungo elenco di coloro che hanno chiesto di essere portati via dal Paese. “La Farnesina continua il proprio impegno con operazioni di rimpatrio, rivolgendo un’attenzione speciale a chi ha collaborato per l’Italia e a chi è minacciato, come donne e giovani”, scrive il ministero degli Esteri in un tweet accompagnato dalla foto dell’attivista Zahra Ahmadi insieme al console italiano Tommaso Claudi, prima della partenza dall’aeroporto di Kabul.
Continua anche l’impegno del ministro Luigi Di Maio: “Con gli ultimi voli atterrati a Roma sono già arrivati in Italia più di 500 afghani, tra ex collaboratori e famiglie. Il nostro piano è trasferire circa 2500 afghani che hanno collaborato negli anni con le Istituzioni italiane” ha affermato ieri alla ministeriale Esteri del G7, annunciando anche che l’Italia, in qualità di Presidente del G20, ha in programma di convocare una riunione ad hoc, a livello di leader, per promuovere una discussione tra i membri sulla questione afghana.
“Il format del G20 ci consentirà di coordinare la nostra posizione con altri importanti partner: Russia, Cina e Turchia”, ha spiegato il titolare della Farnesina aggiungendo che il nostro paese ha già erogato all’Unhcr il primo contributo Di 250 mila euro per far fronte all’emergenza umanitaria. “Tutti ci aspettiamo un numero crescente di richiedenti asilo e migranti dall’Afghanistan e questo è un problema che non possiamo non affrontare insieme alla comunità internazionale: dobbiamo definire una politica e una risposta comune”.
Le implicazioni della crisi afghana, comprese la gestione del fenomeno migratorio e la tutela dei diritti umani e gli indirizzi che potranno informare l’azione della Comunità internazionale nei diversi contesti, quali G7 e G20, sono state anche al centro ieri di un colloquio telefonico fra il premier Draghi e il presidente francese Macron.