Cassonetti dell’immondizia pieni fino all’orlo, autobus sempre meno frequenti e tram allo sbando. Dopo un mese dalla vittoria al ballottaggio, il sindaco Roberto Gualtieri sta vedendo e vivendo sulla propria pelle i tanti problemi che soffocano la Capitale e che lui, almeno in campagna elettorale, sembrava poter risolvere quasi con uno schiocco di dita.
Peccato che delle tanto decantate ‘ricette strutturali’ con cui porre fine ai tanti mali della città, almeno al momento, non c’è traccia. Doveva affrontare il tema dei rifiuti indicando dove far sorgere discariche e inceneritori ma per ora solo silenzio. Si lamentava per la Tari troppo alta causata dal fatto che l’ex sindaca Virginia Raggi inviava i rifiuti di Roma fuori città e ora si scopre che lui fa uguale, avendo stipulato un patto con Modena, il cui impianto è vicino alla saturazione, e tentandone un altro con la Regione Toscana a cui, però, il governatore dem Eugenio Giani ha risposto picche (leggi l’articolo).
Per non parlare del tema cinghiali che durante la campagna elettorale era stato dipinto come un’emergenza mentre ora, malgrado la situazione sia peggiorata coi voluminosi animali ormai giunti fin dentro il cuore di Prati, è sparito dai radar della politica e resta vivo solo sui social.
NODI AL PETTINE. Intediamoci, i primi trenta giorni non sono sufficienti per giudicare un’amministrazione ma possono bastare per dire che l’esperienza di Gualtieri non sembra partita col piede giusto. La situazione più grave è quella dell’immondizia che il sindaco giurava di poter risolvere con un piano straordinario di pulizia in vista del Natale (leggi l’articolo). Per questo ha stanziato 40 milioni di euro e previsto 4mila passaggi nelle postazioni dei secchioni da parte di Ama.
Un maxi intervento che, però, non sta portando i risultati sperati. Del resto era impossibile riuscirci perché il problema non è mai stato quello della raccolta quanto quello dello stoccaggio e, conseguentemente, dello smaltimento. Si tratta di due aspetti la cui competenza, come ha sempre sostenuto la Raggi, è della Regione Lazio dove, dati alla mano, si contano un numero irrosorio di impianti. Carenze strutturali che hanno spinto Gualtieri, come già fatto dalla Raggi, a chiedere “aiuto” ad altre aziende sparse per l’Italia perché Roma, ad oggi, è servita da soli tre impianti tmb e dal termovalorizzatore di San Vittore.
Davvero troppo poco per coprire il fabbisogno cittadino. Ma più passa il tempo e meno regioni, stanche per doversi fare carico delle mancanze altrui, sono disposte a dare una mano e in tal senso è curioso che il primo No sia arrivato da Giani, ossia un compagno di partito di Nicola Zingaretti e Gualtieri. Ma i problemi non finiscono affatto con i rifiuti. Malgrado il piano di pulizia del neo sindaco ha riguardato anche tombini e caditoie, alle prime piogge – in realtà neanche troppo forti – la città è subito andata sott’acqua.
Come se non bastasse, in questi primi trenta giorni è scoppiato anche il caso dei tram che, uno dopo l’altro, sono costretti a fermarsi. Se il tram 2 è fermo da inizio anno e i lavori per il ripristino sono già iniziati in estate grazie alla Raggi, da quel momento è stata una moria di mezzi. Il 3 lavora ormai con frequenze simili a quelle dei treni regionali, l’8 lavora al rallentatore mentre il 19 viaggia a singhiozzo da quindici giorni per la rottura di un binario senza che nessuno lo abbia potuto riparare.