Solo pochi giorni fa, a Milano, un ordine del giorno invitava il sindaco Beppe Sala e la sua giunta “a proclamare Milano Città 30, istituendo il limite di velocità in ambito urbano a 30 all’ora a partire dal primo gennaio 2024”.
La Capitale pare voglia adeguarsi, con l’annuncio dell’assessore alla mobilità Eugenio Patané di inserire il limite di velocità a 30 all’ora
E ora Roma pare voglia adeguarsi, con l’annuncio dell’assessore alla mobilità Eugenio Patané di inserire il limite di velocità a 30 all’ora tra le strategie del Campidoglio per rimediare al pericolo che ogni giorno automobilisti e pedoni corrono per strada. Ma mentre Roberto Gualtieri cerca di emulare la sua controparte milanese, ecco che Sala fa marcia indietro, annunciando che il limite non interesserà tutta Milano, dal centro alla periferia, come era stato inizialmente diffuso, ma solo alcune zone.
Effettivamente la notizia aveva destato scalpore. Salvini aveva twittato: “Ricordo al sindaco e al Pd che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare”, Fontana si era detto d’accordo solo per quanto riguardava un certo tipo di strade, quelle vicine a scuole, ospedali o edifici sensibili, per il resto, aveva detto “in tutto il resto della città forse il limite dei 50 km credo potrebbe essere più utile per evitare che si rischi il blocco della circolazione”.
A storcere il naso erano stati pure i vigili, secondo i quali una misura del genere non avrebbe ridotto il numero degli incidenti, anzi, avrebbe peggiorato il traffico e alzato l’inquinamento. Evidentemente quando c’è aria di cambiamento, non si può pensare di attuarlo all’improvviso, tutto insieme, dall’oggi al domani.
Ed è così che la pensa la consigliera capitolina del Movimento 5 Stelle, ed ex assessora alla mobilità della giunta Raggi, Linda Meleo, raggiunta da La Notizia. Secondo la consigliera, infatti, “il tema è urgente, si potrebbe iniziare gradualmente dalle Mura Aureliane, per poi andare mano a mano verso il resto della città. L’idea è ambiziosa”, conclude, “ma non criticabile, tant’è che io stesso sto lavorando per predisporla in Campidoglio”.
Patanè, intanto, si è posto due obiettivi: da un lato ridurre il numero e la gravità degli incidenti stradali e, dall’altro, trasformare una città autocentrica come Roma in una città intermodale. Come? “Sulle strade secondarie”, spiega “dovremmo arrivare ad avere limiti di velocità a 30 chilometri orari quasi ovunque, mentre sulle grandi arterie la manutenzione stradale, il ripensamento degli incroci e delle intersezioni più pericolose dovranno garantire la messa in sicurezza dell’infrastruttura”.
Poi, aggiunge, “stiamo lavorando per realizzare 69 isole ambientali e oltre cento strade scolastiche: sono in corso le operazioni di revisione finale degli studi di fattibilità relativi all’elenco dei primi 79 istituti. L’obiettivo è realizzare pezzi di città con isole pedonali, zone 30 all’ora e piste ciclabili perché l’obiettivo è ripensare completamente la viabilità secondaria, riducendo di molto la velocità che spesso è la causa della gravità degli incidenti”.
Insomma, le idee sul tavolo ci sono ma bisogna anche tenere a mente che Roma non è Milano e che le strategie che funzionano in una città, magari hanno più difficoltà a funzionare in un’altra. Non si può certo non sottolineare che Roma è una città autocentrica anche perché le alternative molto spesso non sono valide.
Nella Capitale, secondo l’ultima indagine condotta da Federconsumatori e Cgil, il 49% dei romani reputa insufficiente, o pessimo, il servizio di trasporto pubblico. A Milano, invece, secondo uno studio condotto dall’istituto regionale Polis Lombardia il 91,4% degli utenti è soddisfatto di come funzionano metro, bus e tram, contro appena l’8,6% di insoddisfatti. Un dettaglio che non può essere ignorato…