Roberto Speranza è un ministro nel mirino. Il responsabile della Salute si trova sotto il fuoco incrociato della Lega e di Fratelli d’Italia. Ma ha anche qualche nemico interno nel governo Draghi. Dove c’è chi vorrebbe farlo fuori. Anche se il presidente del Consiglio per ora lo difende.
Un ministro nel mirino. La guerra di negazionisti, Lega e Meloni a Roberto Speranza
Ma intanto Speranza si deve anche difendere da minacce non propriamente politiche. Sono quelle che gli arrivano via mail, sui social e attraverso i canali virtuali. A scrivergli sono negazionisti, no-vax, aperturisti e in generale persone che gli addossano le chiusure e le restrizioni. Repubblica racconta che le prime indagini della polizia postale hanno portato all’identificazione di alcuni di questi. Ma la guerra non si ferma.
Anche perché nel frattempo si è aperto il fronte politico. Il quotidiano racconta che quando Matteo Salvini era all’opposizione del Conte due, il suo rapporto con Speranza era sorprendentemente buono. Il leader della Lega non lo aveva mai attaccato direttamente. In Senato, lo scorso giugno, era arrivato a lodarne la disponibilità con sindaci, presidenti di Regione, con gli stessi parlamentari, lamentando invece che nel governo ci fosse chi si comportava del tutto diversamente.
Il riferimento era a Giuseppe Conte, era l’ex premier il bersaglio. Venuto meno, caduta la struttura commissariale di Domenico Arcuri, cambiati i vertici della Protezione civile e la composizione del Comitato tecnico-scientifico, resta solo una figura a rappresentare la continuità con la gestione della pandemia nel Conte due. E quella figura è, questo è cruciale per spiegare l’assedio di queste ore, la più a sinistra del governo.
Così Speranza è diventato un bersaglio politico
L’attacco della destra al suo operato, attraverso i giornali di riferimento, le parole irridenti dello stesso Salvini, la mozione di sfiducia annunciata da Fratelli d’Italia, è prima di tutto un tentativo di spostare più a destra l’asse del governo. Poi Giorgia Meloni ha smascherato Salvini:
La mossa del partito di Giorgia Meloni punta a svelare il doppio gioco di Salvini, che tuona contro Speranza, ma fa parte di un governo che – come ha ricordato ieri lo stesso Draghi – ha votato tutte le ultime misure anti-Covid all’unanimità. Far cadere il ministro servirebbe a Salvini per marcare un cambio di passo rispetto al Conte due. Per dire: «Ho vinto io», come ha fatto ieri davanti ad aperture pur minori di quelle che aveva chiesto. Ma non può certo farlo votando una mozione di sfiducia con l’opposizione.
La storia di Draghi che silura Speranza è stata smentita dallo stesso premier. Ma le inchieste sulle mascherine e Arcuri e su Bergamo, l’Oms e Guerra lo lambiscono e potrebbero anche finire per colpirlo. Poi c’è quel libro: “Perché guariremo”. Ritirato perché stava uscendo con un carico di ottimismo proprio mentre arrivava la seconda ondata.
Letta invece, che pur non c’era, non esita a definire vergognosa la mozione di sfiducia, mentre il suo vice – Peppe Provenzano – ripete quel che dice da tempo: Speranza dovrebbe tornare nel Pd.