Siamo uno dei Paesi più industrializzati del mondo eppure dobbiamo prendere appunti dall’Estonia, che in fatto di informatizzazione ci può dare lezioni. Ad ammetterlo è la Commissione per l’innovazione tecnologica del campidoglio che ieri si è riunita per fare il punto sullo stato dell’Agenda digitale. L’amministrazione di Virginia Raggi preme per accelerare la creazione di un sistema unico di accesso a tutti i servizi di Roma e delle sue società partecipate. Ovvero applicare la strategia Spid, cioè il sistema attraverso il quale i cittadini possono accedere a ogni portale senza doversi registrare mille volte.
Un progetto innovativo che era stato introdotto da Diego Piacentini, pezzo grosso di Amazon che Matteo Renzi mise a capo dell’Agenzia per l’Italia digitale. Ma che, in molti casi, è rimasto nel cassetto. Adesso il Governo gialloverde sta cercando di tirarlo fuori, partendo proprio da Roma. A questo sta lavorando la Commissione guidata dal consigliere MS5, Angelo Sturni, che vuole recuperare il tempo perso e individuare anche i margini di miglioramento della strategia dell’Agenda. Modalità e tempistica saranno definiti entro tre o quattro mesi quando la Commissione cercherà di tirare le somme. La Capitale sarà davvero travolta dalla tanto attesa rivoluzione digitale? Bisogna stare a vedere.
Nella sua visione ottimistica il presidente grillino ha come modello di riferimento l’Estonia, un obiettivo che vuole assolutamente raggiungere. Infatti, lo Spid sarà solo il primo dei tanti progetti previsti dalla rivoluzione digitale. Eppure, per il Paese baltico lo Spid è ormai preistoria. Lì l’e-government è nato 16 anni fa. Infatti, oggi la carta d’identità estone è al tempo stesso documento per l’espatrio, patente di guida, carta di debito, tessera sanitaria, abbonamento ferroviario e molto altro ancora. I cittadini possono dichiarare i propri redditi in cinque minuti, ma anche esprimere il loro diritto di voto direttamente dal divano di casa e firmare elettronicamente decine di documenti ogni settimana. Tutto ciò con un risparmio pari al 2% del prodotto interno lordo nazionale. Quindi bisogna fare ancora molto per colmare il digital divide, ovvero il divario che allontana l’Italia dai Paesi più evoluti. Ma al di là dei risultati raggiunti finora, e dell’importanza di dare continuità ai progetti, il Governo sta cercando di recuperare in zona Cesarini. E, questa volta, si parte proprio dalla Capitale. Meglio tardi che mai.