di Filippo Conti
“Un Letta bis con una maggioranza raccogliticcia non è possibile. Anche se i numeri forse ci sono. Diverso è invece se l’intero Movimento 5 Stelle decide di appoggiare un nuovo esecutivo senza Pdl. O se dal partito berlusconiano si stacca una grossa componente”. Il deputato democratico Giacomo Portas, bersaniano di ferro, nel Transatlantico di Montecitorio fa il punto sulla possibilità di una nuova maggioranza senza il Pdl. Da quando tira aria di crisi, infatti, ogni giorno a Palazzo Madama si fanno i conti col pallottoliere per vedere se c’è margine per un “ribaltone”. A Montecitorio i numeri non preoccupano: unendo Pd, Scelta civica e altre altri pezzetti come centro democratico, socialisti e minoranze linguistiche si arriva a 358, con l’asticella della maggioranza assoluta a 316. I riflettori, dunque, sono tutti puntati sul Senato.
Qui la maggioranza di Enrico Letta conta 238 parlamentari. Senza Pdl e Gal si scende a 137. Con la soglia della fiducia a quota 161. All’appello mancherebbero 24 senatori. Gli ultimi boatos di palazzo indicano almeno 28 senatori in uscita dai rispettivi partiti pronti a sostenere un nuovo esecutivo. Sicuri sono i 4 ex del M5S: Antinori, De Pin, Gambaro e Mastrangeli. Ma se davvero si arrivasse alla crisi, altri 8 potrebbero dare il sostegno a un nuovo esecutivo. Tra questi potrebbero esserci gli “aperturisti” Orellana e Battista. Poi c’è il Pdl. Dove i sospetti si addensano sul gruppo dei siciliani, tra cui Torrisi, Mancuso, Gualdani, Pagano, Ruvolo e Scoma. Ma anche i campani sono in fermento. Sempre usando il condizionale, si parla di Milo, Langella e Falanga. Oltre a Domenico Scilipoti, che ha già fatto un pubblico endorsement in favore del governo. I fari, però, sono puntati anche sul gruppo Gal. Dove in bilico sono dati Ferrara e Naccarato. Nulla trapela, invece, sulle intenzioni di Giulio Tremonti. Ma difficilmente l’ex ministro dell’Economia appoggerebbe un Letta bis. Oltre a motivazioni di carattere politico, a muovere i possibili “traditori” c’è anche l’appetito. Perché la nascita di un nuovo esecutivo senza Pdl lascerebbe molte poltrone governative a disposizione dei nuovi arrivati.
“Se Letta si muove in questo modo si scava la fossa da solo. Il suo governo regge solo su un ampio e forte disegno politico, come ha detto lui stesso, e non su maggioranze improvvisate, per tirare a campare. Credo ne sia cosciente e neanche lui lo voglia”, continua Portas. L’alternativa potrebbe essere quella di un governo di scopo guidato da un’alta personalità (Piero Grasso o Laura Boldrini) per portare a casa la legge di stabilità e una nuova legge elettorale. Per poi tornare al voto.