Пролетарии всех стран, соединяйтесь! “Proletari di tutto il mondo, unitevi!”, scrivevano Marx ed Engels nel Manifesto del Partito Comunista. Ora potremmo dire: “Ristoratori di tutto il mondo, unitevi!”. In tempi di pandemia infatti, una categoria ha fracassato più delle altre i cabbasisi, come direbbe il Montalbano del grande Andrea Camilleri.
Premesso che la crisi economica dispiace a tutti perché è un danno in primis per il sistema Italia, i ristoratori hanno esagerato nelle lamentazioni non perché non siano stati duramente colpiti adesso, ma perché – soprattutto rispetto a tante altre categorie – hanno in media guadagnato vagonate di denaro nei tempi d’oro (cioè sempre), almeno dal 1920, periodo della precedente pandemia, la famosa Spagnola. Ed allora però, nei tempi belli dei soldi facili, non si lamentavano. Ricordano un po’ lo snobismo puzzardino con cui i veneziani guidati dal filosofo Massimo Cacciari giudicavano la marea umana dei turisti che invadevano la bellissima città lagunare.
Ed ora la rimpiangono amaramente. E certo quando c’è abbondanza si tende a levitare e a scordarsi della terra dove stanno gli altri. Ora i ristoratori devono capire che l’ambiente, il clima è mutato. Devono leggere Darwin, L’origine della specie, e capirebbero che “Dio dà, Dio toglie” e che ora la specie “ristoratore” che prima era così ben adatta all’ambiente adesso non lo è più perché vengono penalizzate proprio le attività sociali come prima invece venivano premiate.
Quindi Gianfrancone Vissani deve intendere che la cuccagna è finita e che è già stato molto, ma molto fortunato con i guadagni stellari che si è fatto negli anni e che ora tutto è cambiato. Anche Flavio Briatore si è inacidito per la sfiga che l’ha colpito, ma deve capire che fa parte del gioco che lui stesso si era scelto. Rischi del mestiere. Ma perché i ristoratori erano così presenti in Tv? Perché allora faceva buon gioco ai media invitarli. Buon gioco dovuto al fatto che così, indirettamente, attaccavano il governo Conte.
Ma ora che c’è il governo Draghi e la situazione non è affatto cambiata – come loro stessi ammettono tra una minaccia e l’altra sulla “tenuta sociale” – non vengono più invitati perché se no si disturberebbe il guidatore ed ora non è più il caso (prima sì). Ma vi ricordate quando bastava fare un frittazzo su una carriola per avere torme di slinguazzanti avventori che a mo’ di zombie circondavano il cuoco improvvisato che sfornava a peso d’oro panini e similaria? Ce lo siamo scordati? Per non dire dei localoni milionari in cui c’era pure l’assaggiatore delle acque minerali per spillare sghei ai cummenda che volevano fare colpo sulla segretaria o con gli amici.
Ed allora benvenuti nella realtà dei comuni mortali cari ristoratori! Ma poiché la gente comune, appunto, non frigna per la perdita della miniera d’oro perché semplicemente non l’ha mai avuta non frignate neppure voi. Tra l’altro i ristoratori non sono certo gli unici tra coloro che una volta ricchissimi ora sono in gramaglie. Tutti quelli che hanno fatto i miliardi con il pubblico sono colpiti dal karma. Si pensi, ad esempio, ai possessori di palestre ed affini, agli hotel del centro delle città italiane, dei pallonari che pagavano milioni e milioni i pedatori, coloro che gestivano crociere milionarie. Ora ben un bel po’ tutto finito. “Dio dà, Dio toglie” e Darwin docet.