Rissa a Montecitorio sull’Autonomia differenziata

Rissa alla Camera sull'Autonomia: volano stracci e sedie. Il bilancio è di tre espulsi e un ferito, il deputato M5S Donno.

Rissa a Montecitorio sull’Autonomia differenziata

Procedono, tra proteste e aggressioni fisiche tra i parlamentari di maggioranza e opposizione, le riforme del premierato caro a FdI e dell’Autonomia differenziata, targata lega.

E il loro cammino parallelo, nell’Aula del Senato, la prima, e in quella della Camera la seconda, rende ancora più plastico il baratto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Con la prima che sta svendendo l’unità nazionale per portare a casa la riforma del premier-monarca. Ma quanto è successo (di tutto) ieri a Montecitorio nel corso dell’esame dell’Autonomia merita di essere raccontato.

Botte da orbi alla Camera tra i deputati di maggioranza e quelli di opposizione

L’atmosfera si surriscalda quando il deputato leghista Domenico Furgiuele fa il segno della x con le mani. Dall’opposizione molti hanno interpretato come il segno della Decima Mas, in risposta a “Bella ciao” che i deputati di minoranza avevano intonato per protestare contro lo Spacca-Italia.

“Sicuramente il mio era un no a ‘Bella ciao’”, si difende Furgiuele che aggiunge: “In ogni caso posso fare quello che voglio, era un gesto come quello che fanno i giudici a X Factor”. Risultato: espulso.

Poi l’aria diventa incandescente quando Leonardo Donno, che stava cercando di dare una bandiera tricolore al ministro leghista Roberto Calderoli, viene colpito da una raffica di pugni e cade a terra. Subito dopo è stato portato via dall’Aula in carrozzina. Risultato: espulso anche Donno e Camera sospesa.

A colpirlo, tra gli altri, il leghista Igor Iezzi. Che però nega e lo accusa di aver messo in piedi una sceneggiata. “Mi hanno aggredito Iezzi, Mollicone, Amich e Cangiano”, dice Donno.  Ma non è finita.

Il deputato del Pd Nico Stumpo lancia una sedia davanti al ‘presente’ pronunciato in Aula da un deputato di FdI. Risultato: espulso anche lui.

I leghisti in Aula erano evidentemente tesi. Andando sui contenuti, infatti, è arcinoto che FdI e FI non hanno mai amato la riforma leghista ma sono disposti a ingoiarla in cambio, come dicevamo sopra, del sì al premierato e del via libera alla giustizia. Quest’ultima cara a Forza Italia.

Ma proprio gli azzurri, che alle Europee hanno sorpassato il concorrente leghista, si tolgono qualche sassolino dalla scarpa.

I dubbi di Forza Italia sull’Autonomia

“I nostri gruppi parlamentari sono al lavoro sulla questione dell’Autonomia differenziata. Sarà per noi una fotografia della situazione, i Lep (Livelli essenziali di prestazione, ndr) per noi diventano un punto fondamentale. Dunque manteniamo fede agli impegni presi ma è chiaro che per noi i Lep sono fondamentali. Da questo punto di vista lavoreremo in Parlamento per avere il maggior numero di voti per gli ordini del giorno, perché non possiamo accettare che la riforma dell’Autonomia non sostenga anche il sud”, ha detto il leader di FI, Antonio Tajani.

E le forze di opposizione – dal Pd al M5S fino ad Avs – hanno immediatamente, prima che scoppiasse il putiferio, colto la palla al balzo e chiesto la convocazione al più presto della conferenza dei capigruppo della Camera per poter chiarire meglio la posizione di Forza Italia.

A pretendere un chiarimento era stata per prima la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga, che rivolgendosi a Tajani ha detto: “Vi chiediamo di discutere nel merito, quindi di fermarci perché se ritenete che questo provvedimento abbia bisogno di un intervento del governo per salvaguardare i cittadini del sud, bisogna prenderne atto e discuterne”.

A rilanciare era stato il capogruppo del M5S, Francesco Silvestri: “Se il Sud è in difficoltà, torniamo in commissione, affrontiamo e risolviamo quello che evidentemente anche FI vuole risolvere. Sennò sarà l’ordine del giorno più ipocrita della storia”.