Lo ha chiamato “La Soluzione” e l’ha spedito ai quattro candidati sindaco a Roma. Manlio Cerroni, patron di Malagrotta – ovvero della più grande discarica d’Europa – ha elaborato un progetto “in grado di risolvere definitivamente il problema dei rifiuti” nella Capitale. Ed è pronto a mettersi a disposizione “gratuitamente” per realizzarlo. Il documento ha ambizioni rivoluzionarie nell’ottica della Transizione ecologica. Si articola in 5 punti. Il primo riguarda l’impianto di produzione di idrogeno dal Syngas prodotto dai rifiuti. Occorre riattivare, dice Cerroni, la linea dimostrativa del Gassificatore di Malagrotta.
L’impianto può diventare, in un arco di tempo tra gli 8 e i 12 mesi, un modello a disposizione di Roma, del Governo nazionale (“Mi riferisco al ministero della Transizione ecologica”, dice Cerroni), e della stessa Ue offrendo utili indicazioni sui costi-benefici di un percorso di sviluppo ben individuato in linea con gli obiettivi delineati proprio dall’Unione europea in tema di decarbonizzazione e neutralità climatica per l’arco temporale 2030-2050 e utilizzando, se servissero, anche le risorse del Recovery Plan.
Il secondo punto riguarda il Revamping, ovvero il rimodernamento, degli impianti di Rocca Cencia. Il terzo è relativo a un impianto che possa valorizzare al meglio tutto l’organico di Roma prodotto dalla raccolta differenziata, con la produzione di biometano per autotrazione in grado di alimentare progressivamente tutti i mezzi dell’Ama e dell’Atac, riducendo di oltre il 50% l’emissione di inquinanti in atmosfera, oltre che con la produzione di compost di qualità per l’agricoltura.
Questo progetto di interesse pubblico, dice l’avvocato, dovrebbe essere aperto a un soggetto, a controllo pubblico e a gestione privata, con formule di azionariato popolare a partecipazione diffusa dei cittadini, all’insegna della più totale trasparenza. Al quarto punto si propone la razionalizzazione e valorizzazione della raccolta differenziata e, all’ultimo, la realizzazione di un deposito di residui innocui con un primo lotto da 100mila metri cubi in un sito idoneo che, una volta esaurito, verrebbe ricoperto, piantumato e trasformato in bosco per ricevere, controllandoli, i residui comunque inutilizzabili derivati dagli impianti di lavorazione, in percentuale inferiore al 10% dei rifiuti conferiti, nel rispetto della normativa Ue sull’economia circolare.