Rispediti in Italia i 43 migranti: un altro flop del modello Albania

I giudici della Corte d'Appello di Roma hanno sospeso il giudizio e rimesso gli atti alla Corte di Giustizia europea

Rispediti in Italia i 43 migranti: un altro flop del modello Albania

Se la situazione non fosse seria e drammatica per i costi e l’inutilità delle strutture costruite a Shengjin e Gjader dal governo italiano, e soprattutto perché in ballo c’è il rispetto dei diritti dei migranti che là vengono trasferiti, ci sarebbe veramente da ridere. Giorgia Meloni rimedia il terzo no sul trasferimento dei migranti nei suoi centri in Albania.

Non sono stati convalidati i trattenimenti di tutti e 43 i migranti che erano stati trasferiti nei giorni scorsi. I giudici hanno sospeso il giudizio e rimesso gli atti alla Corte di Giustizia Ue. I richiedenti asilo saranno trasferiti oggi stesso in Italia. La decisione è della Corte d’Appello di Roma. Erano 49 i migranti (38 bengalesi, 8 egiziani, 2 gambiani, 1 ivoriano) giunti la mattina di martedì scorso in Albania. Dopo un primo screening, anche sanitario erano stati rinviati in Italia 5 di loro.

Un cittadino del Bangladesh era stato poi riportato in Italia giovedì, in quanto, in sede di audizione personale, erano emersi fatti meritevoli di ulteriori approfondimenti rispetto alla sua situazione individuale: è rientrato in Italia per essere sottoposto alla ordinaria procedura prevista per i richiedenti asilo.

Per i restanti 43 (cittadini del Bangladesh e dell’Egitto), all’esito delle audizioni della “Commissione territoriale per il diritto d’asilo” erano stati emessi dinieghi per manifesta infondatezza della domanda: per loro era appunto attesa la convalida del trattenimento da parte dei giudici del Tribunale di Roma. Che, appunto, non è arrivata.

Nuovo schiaffo a Meloni sui migranti in Albania

Un nuovo smacco all’accordo sottoscritto tra Roma e Tirana e probabilmente un nuovo fronte di scontro con i magistrati per l’esecutivo. I precedenti trasferimenti di migranti in Albania organizzati dal governo – ad ottobre e a novembre scorsi – erano stati vanificati dalle decisioni dei magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma, che non aveva convalidato i trattenimenti disposti dalla questura della Capitale.

La prima pronuncia risale al 18 ottobre ed ha riguardato 12 richiedenti asilo bengalesi ed egiziani portati nel centro di Gjader. I giudici, si legge nelle ordinanze simili tra loro, hanno negato la convalida dei trattenimenti per “l’ impossibilità di riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”.

La seconda decisione è dell’11 novembre. In quel caso erano stati 7 gli stranieri coinvolti, sempre egiziani e bengalesi. Rispetto al primo caso, il governo aveva nel frattempo emanato un decreto per definire la nuova lista di Paesi sicuri.

Il provvedimento non era tuttavia servito ad evitare un esito diverso del giudizio. I magistrati avevano infatti sospeso il giudizio sulla convalida del trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea. Ma la sostanza non era cambiata: i richiedenti asilo erano stati liberati.

Nello stesso tempo, i giudici hanno chiesto alla Corte di Lussemburgo chiarimenti sulla compatibilità, definita “dubbia”, del decreto del governo con le norme europee. Il 25 febbraio è attesa la pronuncia su questa materia da parte dell’organismo Ue.

L’opposizione ha gioco facile: il modello Albania è solo propaganda

Ovviamente esulta l’opposizione per il terzo no dei giudici alla convalida dei trattenimenti dei migranti in Albania. “Meloni si rassegni, i centri in Albania non funzionano e non funzioneranno, sono un clamoroso fallimento”, dice la segretaria Pd Elly Schlein.

Per la leader Pd “la legge era ed è chiara e per questa ostinazione nello spreco di risorse pubbliche si configura il rischio del danno erariale. Chiederemo di avere il resoconto di tutti i costi sostenuti dallo Stato in questa missione”.

Soprattutto, aggiunge, “i diritti non possono essere modificati con stratagemmi come quello di spostare i giudizi dai tribunali per l’immigrazione alle corti d’appello, nel tentativo del governo di scegliersi i giudici”.

“Errare è umano, perseverare è una prerogativa del governo Meloni. Hanno partorito un decreto flussi, un decreto paesi sicuri, hanno spostato la competenza dai giudici di Tribunale ‘politicizzati e di sinistra’ verso i giudici di Corte d’Appello, hanno riportato in Libia il ricercato Almasri con l’aereo di Stato e la bandiera italiana piegati al ricatto migratorio della Libia, ci hanno subissati di annunci vuoti utili solo alla propaganda di governo”, affermano i capigruppo del M5S nelle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, Alfonso Colucci e Alessandra Maiorino.