di Stefano Sansonetti
Per Poste si tratta di un compagno di viaggio scomodo. Anche perché il business di riferimento, quello della riscossione dei tributi locali, non è che sia proprio centrale per il colosso pubblico oggi guidato da Francesco Caio. Il quale si è trovato in eredità, dall’era di Massimo Sarmi, la gestione di una situazione che può rivelarsi complicata. Al centro della scena c’è l’Aipa, una delle più grandi società che si occupa di riscossione locale, con un portafoglio clienti che annovera comuni come Bari, Genova, Bologna, Cagliari, Brescia, Bergamo, Pavia e Pescara. Ebbene, dallo scorso 29 settembre il ramo d’azienda di Aipa che si occupa proprio di riscossione delle entrate locali è in vendita, con una formale sollecitazione a manifestare interessi “all’affitto e al successivo acquisto”. Aipa, che è socia di Poste in una società che si chiama Poste tributi, è sottoposta a una “procedura in bonis”, perché evidentemente non naviga in buone acque ed è pressata dalle banche creditrici.
IL PRECEDENTE
Ma la società, sede a Milano, in particolare era assurta agli onori delle cronache qualche mese fa. Il suo ex presidente, Daniele Santucci, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta per peculato, in quanto avrebbe utilizzato a fini personali parte dei tributi derivanti dalle affissioni pubblicitarie. In più Santucci, già socio in affari di Pier Carlo Scajola (figlio dell’ex ministro Claudio) in una società che si occupa di fotovoltaico (Agena), tempo fa è stato destinatario anche di un decreto di perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sulla latitanza dell’ex deputato Pdl Amedeo Matacena (ma in questo caso non risulta indagato). Insomma, in seguito alla vicissitudini giudiziarie del suo ex presidente, Aipa ha subito uno scossone. Poi ci si sono messi i problemi derivanti dalla fase critica del mercato della riscossione. Fino a quando, proprio allo scopo di ristrutturare l’azienda, è arrivato Luigi Virgilio, manager che viene dal settore bancario. Nessuno, però, si aspettava iniziative di messa in vendita.
LO SBOCCO
L’ultimo bilancio disponibile di Aipa, relativo al 2012, parla di un fatturato da 123 milioni e utili per 664 mila. I debiti ammontavano a 71,5 milioni, una fetta dei quali nei confronti delle banche (Unicredit, Banco Popolare, Bpm e altre). Nel frattempo i numeri, dopo la verifica di Virgilio, potrebbero essere peggiorati. Ieri, nonostante ripetuti tentativi telefonici, non è stato possibile parlare con esponenti della società. Tutto questo, ora, per Poste potrebbe creare grattacapi. Si dà infatti il caso che Aipa sia socia al 10% di Poste tributi, società del colosso pubblico nata nel 2006 per “sfondare” nel business della riscossione locale. Poste tributi gestisce parte della fiscalità locale in comuni come Milano, Genova, e Civitavecchia. E aveva imbarcato Aipa proprio per avere un apporto di know how. Ora, dopo tutta una serie di vicende, il socio mette in affitto, per poi vendere, proprio il ramo d’azienda della riscossione. Pare che Caio voglia slegarsi dal socio. E forse la sua controllata rischia lo smantellamento.
Twitter: @SSansonetti