La nave Libra riparte, stavolta con solo otto persone a bordo. La marina militare mobilitata per un carico ridotto all’osso, una scena che sfiora il surreale: mentre arrivano i primi provvedimenti giudiziari che mettono in discussione il decreto Paesi Sicuri, gli 80 metri della Libra salpano con una dozzina di membri dell’equipaggio e, come passeggeri, otto migranti. Erano stati selezionati in nove, ma uno è stato lasciato a terra. Troppo fragile, ha detto il medico.
La Libra salpa con 8 migranti: propaganda o fallimento?
Un’operazione costosa e dal sapore aspramente politico, un’operazione svuotata nei numeri, ma tenuta in piedi per mostrare che il governo “fa”. I fatti, però, sono un’altra storia. Su oltre 1.200 persone sbarcate a Lampedusa nelle ultime 48 ore, solo otto uomini adulti e soli, senza vulnerabilità apparenti, hanno soddisfatto le rigide condizioni per essere considerati “idonei” al trasferimento. Il decreto governativo che definisce i “Paesi sicuri” restringe tanto i criteri che, alla prova dei fatti, appare più esclusivo che applicabile.
Lo scorso ottobre una decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea aveva lasciato chiaramente presagire il destino del modello Albania, sancendo che un paese può essere ritenuto “sicuro” solo se garantisce il rispetto dei diritti umani su tutto il territorio. Il governo italiano ha risposto stabilendo per decreto la lista dei Paesi sicuri. Un decreto già disapplicato dal Tribunale di Catania che nei giorni scorsi ha rigettato il trasferimento di un migrante egiziano. Dopo che il primo tentativo di portare in Albania 16 migranti era già culminato, tre settimane fa, in un fallimento. Le sentenze dei tribunali confermano che chi proviene da Paesi “sicuri” solo sulla carta, come l’Egitto o il Bangladesh, non può essere trattenuto né in Italia né all’estero.
L’Albania, con i centri di Shengjin e Gjader, accoglierà questi migranti per una durata che difficilmente supererà le 48 ore. Le stesse 48 ore necessarie alla Libra per raggiungere le coste albanesi. Il governo lo sa, così come sa che il rischio di invalidazione dei trasferimenti è altissimo. Semmai accadesse, il governo spera che l’operazione appaia come l’iniziativa di un governo che si dà da fare. E se dovesse andare male, pazienza.
Sentenze europee e costi alle stelle
A terra, l’indignazione cresce. Costi enormi, una nave capiente per meno di dieci persone, carburante e risorse impiegate per una misura che, a conti fatti, è destinata a esaurirsi in un mare di carte bollate. E mentre la Libra sfida le perturbazioni in arrivo sul Mar Ionio, gli interrogativi aumentano: quanto ci costerà l’operazione Albania? Quanto è disposto il governo a spendere per una politica migratoria che mostra tutti i suoi limiti strutturali?
“Una nave da guerra della Marina Militare viene utilizzata per trasportare 8 migranti da Lampedusa in Albania, – dice il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli – se qualcuno aveva dei dubbi questa è la prova provata che ci troviamo di fronte ad un’operazione di propaganda politica che sperpera denaro pubblico. Un viaggio che costa ben 36 mila euro a migrante”.
Per Riccardo Magi di +Europa “siamo alle comiche, se non fosse che i Cpr albanesi sono fuori dal diritto europeo e costano ben 1 miliardo di euro ai contribuenti italiani, che pagano per dei centri che finora hanno ospitato solo 12 persone. Un enorme spreco di denaro pubblico, una ignominia sul nostro Paese che fa un altro passo fuori dal diritto europeo, una triste pagina per i diritti umani”.