Chissà se dopo una prima assoluzione, il forzista Paolo Barelli si sarebbe mai immaginato un totale ribaltamento della sentenza da parte della Corte dei Conti sul caso dei doppi rimborsi per i lavori di ristrutturazione della piscina del Foro Italico a Roma.
La Corte dei Conti accoglie il ricorso del Coni. Il presidente della Fin Paolo Barelli dovrà risarcire 495mila euro
Sfortunatamente per lui le cose sono andate proprio così come emerge dalla lettura della sentenza, di cui La Notizia è entrata in possesso, con cui i magistrati contabili – a marzo scorso – hanno condannato il presidente della Federnuoto italiana (Fin), nonché deputato forzista e candidato alle prossime elezioni in un seggio blindato, a pagare di tasca sua un maxi risarcimento da quasi mezzo milione di euro.
Ma il caso non è ancora chiuso perché Barelli, il quale per questa storia era stato anche indagato e archiviato dalla giustizia penale, ha già manifestato l’intenzione di presentare ricorso. Questo, infatti, è quanto si legge sul sito stesso della Fin: “La Federazione Italiana Nuoto prende atto con viva sorpresa della pubblicazione della sentenza della Corte dei conti in appello in merito all’impiego dei finanziamenti ricevuti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) per i lavori di manutenzione e ammodernamento delle Piscine del Foro Italico” visto che “in primo grado la stessa Corte, con sentenza n.113 del 2020, aveva escluso in modo assai chiaro qualsiasi ipotesi di acquisizione e utilizzo scorretto dei fondi” e per questo si riserva di far valere le proprie ragioni “innanzi alla Corte di Cassazione”.
A dare impulso al secondo grado di giudizio davanti alla Corte dei Conti, è stato il ricorso presentato dalla Procura contabile che non si è mai arresa alla prima assoluzione. Una convinzione granitica che ha trovato riscontro nella sentenza emessa dalla seconda sezione della Corte, presieduta dal magistrato Rita Loreto, in cui si legge che “l’appello (della Procura regionale del Lazio, ndr) è parzialmente fondato e merita accoglimento” in quanto “il thema decidendum”, ossia l’argomento principale a supporto della richiesta, “è stato esattamente perimetrato, sin dall’atto introduttivo, nel doppio pagamento delle medesime fatture in favore della Federazione italiana nuoto (Fin)”.
Stando a quanto messo nero su bianco: “Il danno erariale dedotto scaturisce dalla stipula di una transazione illegittima, in quanto viziata dall’assunzione e conseguenziale riconoscimento di debiti inesistenti”. Uno dei primi nodi messo in luce nel dispositivo è quello “precisato dallo stesso appellato” secondo cui stando “al decreto di concessione del contributo, il beneficiario avrebbe dovuto presentare annualmente un’attestazione per l’erogazione del contributo con contestuale dichiarazione di assunzione di responsabilità in ordine al rispetto del vincolo di destinazione del finanziamento statale”.
Peccato che tutto ciò non sarebbe stato rispettato. Sempre i giudici contabili, infatti, rilevano che agli atti risulta versata “una dichiarazione a firma del Barelli, datata 16 novembre 2012, con la quale si attestava, ex post, che l’intero contributo di euro 2.100.000 è stato ‘effettivamente’, ‘integralmente’ e ‘regolarmente’ destinato al raggiungimento delle finalità individuate nel decreto ministeriale 7 marzo 2006”. Si tratta, scrivono letteralmente i giudici, di “un’autocertificazione postuma” e quindi ben lontana da quanto pattuito.
Ma non è tutto. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, “in data il 9 marzo 2006” è stata stipulata “la Convenzione tra Coni e Federazione italiana nuoto per la concessione a quest’ultima della gestione dello Stadio del Nuoto, delle piscine del Foro italico e della Piscina dello Stadio Flaminio”. In base a ciò la Fin si sarebbe occupata di sostenere i costi della gestione ordinaria, mentre quelli straordinari sarebbero spettati al Coni ossia la società partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Si arriva così al 9 aprile 2013 quando avviene “la stipula dell’accordo transattivo” per definire “in via bonaria il contenzioso insorto tra Coni e Fin, in relazione all’inadempimento della Convenzione”. Ma la vicenda è ben lungi dall’essere conclusa. Infatti il 16 settembre 2013 il “Coni avviava un ampio audit, di carattere amminsitrativo-contabile, presso la Federazione dal quale emergeva che la stessa aveva ricevuto una doppia contribuzione, finanziata con risorse statali” per i “medesimi lavori effettuati nell’impianto natatorio del Foro Italico”, per complessivi 845.729,94 euro.
Insomma secondo la seconda sezione della Corte dei Conti è stato commesso un pastrocchio. Stando alle emergenze documentali, i giudici hanno accertato come, secondo loro, “l’unico reale dominus dell’intreccio di eventi che ha portato al doppio pagamento delle stesse fatture è proprio l’odierno appellato” ossia il forzista. In altre parole per i magistrati contabili l’intera vicenda non si sarebbe verificata “senza l’apporto determinate del Barelli”.
Inutile dire che il forzista ha provato a difendersi, com’è giusto che sia, ma come si legge nel verdetto per i giudici “le argomentazioni difensive” sono “risultate del tutto prive di fondamento” e hanno spiegato anche che “a nulla vale invocare il contenuto del decreto di archiviazione penale” come fatto dalla difesa. Per tutte queste ragioni, si legge nella conclusione dell’atto, la Corte “in riforma della sentenza impugnata, condanna Barelli al risarcimento del danno in favore di Coni” per un importo di “495.587,22 euro”.