Archiviata l’accusa di truffa e finita con un proscioglimento per intervenuta prescrizione quella di falso, che gli erano costate anche gli arresti domiciliari, l’ex presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, manager che da decenni ottiene prestigiosi incarichi, è uscito sostanzialmente indenne dalla bufera che lo ha investito con le indagini sull’Ospedale Israelitico di Roma.
L’ipotesi del maxi raggiro da 12 milioni di euro ai danni della Regione Lazio, fatto di false attestazioni per ottenere i rimborsi, si è sgonfiata. Mentre Mastrapasqua era direttore generale dell’ospedale della comunità ebraica, il servizio sanitario regionale avrebbe comunque subito danni e l’Israelitico dovrà ora risarcire oltre otto milioni di euro.
IL PUNTO. La Corte dei Conti ha ritenuto che, dal 2007 al 2009, l’ospedale della comunità ebraica ha chiesto e ottenuto dalla Regione il pagamento dell’ingente somma per prestazioni chirurgiche maxillo-facciali. Rimborsi per interventi effettivamente compiuti, ma per i quali l’Israelitico non aveva l’accreditamento in regime di ricovero ordinario o di day hospital. Una vicenda in cui inizialmente è stato accusato anche Giovanni Sacripanti, all’epoca dei fatti direttore dell’Ufficio accreditamento e vigilanza sulle strutture sanitarie esterne dell’Ausl Roma D, considerato responsabile di omessi controlli.
I giudici contabili del Lazio hanno dunque condannato nel 2015 l’Israelitico a risarcire la Regione di oltre otto milioni di euro e Sacripanti di 200mila. Una sentenza confermata in appello solo per l’Ospedale, con il proscioglineto del direttore dell’Ufficio accreditamento e vigilanza. Per evitare il salasso, l’Israelitico ha così presentato un ricorso per revocazione, chiedendo alla Corte dei Conti di annullare quella sentenza, ritenendola frutto di un errore e nello specifico di un errore di calcolo.
ULTIMO ATTO. L’Ospedale ha sostenuto che ha la Regione ha già recuperato tutte le somme contestate, come emergerebbe dai giudizi davanti al Tar del Lazio e al Tribunale civile di Roma. Somme recuperate in esecuzione del decreto del commissario ad acta del 2015. I giudici contabili hanno però definito il ricorso inammissibile e confermato la condanna. “Alcuna svista, alcun abbaglio sono imputabili al Collegio d’appello per non risultare gli elementi di fatto dedotti ontologicamente e documentalmente percepibili nel momento in cui è stato deciso il gravame”, hanno precisato.
Somme già recuperate o no, l’Israelitico dovrà così versare oltre otto milioni alla Regione. Per Mastrapasqua dunque, che sin dall’inizio è stato ritenuto estraneo alla vicenda nonostante la stessa sia relativa al periodo in cui lui era direttore generale, il vero problema alla fine sembrano essere state le dimissioni che ha dovuto dare dal vertice dell’Inps, dopo che il premier Enrico Letta aveva rilevato un conflitto di interessi con il ruolo di direttore generale dell’Israelitico, invitando l’allora ministro del lavoro Enrico Giovannini a predisporre una relazione sul caso, mentre l’Ospedale romano deve allentare i cordoni della borsa.
Tutto dopo che, in primo grado, la stessa Corte dei Conti aveva sostenuto che «in tutta questa farraginosa e inefficiente organizzazione amministrativa spicca l’inerzia degli organi decisionali della Regione, che hanno prima sottovalutato le proporzioni delle illiceità commesse dall’Ospedale Israelitico e successivamente sono addivenuti a improvvide transazioni e protocolli d’intesa”.