Il caso scoppiato dopo la sentenza della Cassazione su Totò Riina ha inevitabilmente creato polemiche sull’eventuale scarcerazione del Capo dei Capi, nonostante in realtà i magistrati “abbiano semplicemente sottolineato che vanno meglio motivate le motivazioni del tribunale di sorveglianza di Bologna, perché sono state ritenute in alcuni punti “carenti” e “contraddittorie”. La vicenda d’attualità, però, ha riaperto uno degli argomenti più dibattuti del panorama carcerario, quello relativo al 41-bis, erroneamente definito “carcere duro”, perché, come ci dice il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione parlamentare per la tutela e promozione dei diritti umani, “il 41-bis ha uno scopo e uno scopo solo. Ed è quello previsto dalla legge, ovvero esclusivamente interrompere le relazioni tra detenuto e associazione criminale esterna. Questo è il motivo per cui non si può definire il 41-bis carcere duro”.
Eppure è un errore frequente quello di identificare il 41-bis col carcere duro…
Le spiego: se noi mettessimo un detenuto nelle condizioni più munifiche, dotato di ogni confort e assistenza, ma totalmente isolato dall’esterno, ecco quella sarebbe una perfetta applicazione del 41-bis. Oggi in Italia non è evidentemente così.
Questa è la ragione per cui avete realizzato un dossier in cui si illustrano tutta una serie di violazioni nel 41-bis e si elencano ben 15 raccomandazioni.
Noi diciamo: i criteri di condizioni, limiti, impedimenti del detenuto sono funzionali a garantire il totale isolamento tra il detenuto stesso e associazione criminale esterna, oppure rispondono ad altre finalità? E abbiamo elencato tutta una serie di provvedimenti che non sembrano rispondere a un bisogno di sicurezza ma rispondere a una esigenza di maggiore afflizione, cosa non prevista dalla legge. E dal momento che non è prevista, è illegale.
Dopo la pubblicazione del rapporto ci sono state novità?
Era previsto esattamente oggi l’audizione di Santi Consolo (direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ndr) in Commissione, ma è stata rinviata per via delle prossimi elezioni amministrative. Consolo verrà a confrontarsi col nostro rapporto: è stato lui il primo a segnalarmi la sua disponibilità in merito anche alle raccomandazioni.
Insomma, se ci fosse un “vero” 41-bis, il problema non si porrebbe su Riina: resterebbe in carcere ma con tutta l’assistenza del caso.
Eventualmente sì.
Che idea si è fatto della sentenza su Riina?
Il diritto ad una morte dignitosa a mio avviso rientra tra i diritti fondamentali della persona. Ecco perché, se i giudici dovessero valutare che per rispettare questo diritto fondamentale è meglio che Riina esca dal carcere, a mio avviso è giusto che esca dal carcere. Tutto il resto è conformismo bacchettone e bigotto. Tutto il resto, per meglio dire, è servilismo verso gli umori più avvelenati dell’opinione pubblica; è spirito gregario, ecco.
Tw: @CarmineGazzanni