Ancora due passaggi per il via libera definitivo al ddl per le riforme costituzionali. Con 367 sì, 194 no e 5 astensioni, è arrivato l’ok, senza modifiche al testo, della Camera. Il disegno di legge costituzionale dovrà ora passare nuovamente al vaglio dei senatori e, ancora una volta, alla Camera. Ma in questi due ultimi passaggi, come prescrive l’articolo 138 della Costituzione, sarà necessario pronunciarsi a maggioranza assoluta senza possibilità di introdurre ulteriori emendamenti. Passaggi che dovrebbero conludersi entro la seconda metà di aprile. Perché intorno al 20 gennaio ci sarà il voto in Senato, entro aprile l’ultimo voto dei deputati.
REFERENDUM – Data per scontata l’approvazione, la vera prova del nove per la tenuta del Governo ci sarà con il referendum. La cui richiesta appare scontata. Entro tre mesi dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta ufficiale, infatti, un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali potranno chiedere che la riforma della costituzione votata in Parlamento venga sottoposta a consultazione popolare, tramite un referendum confermativo. Non dovesse passare il referendum, per Matteo Renzi “la madre di tutte le battaglie”, il governo andrebbe a casa anticipatamente. La battaglia, però, è già partita come testimonia la presenza alla Camera del “Comitato per il No”, rafforzato dalla presenza di illustri costituzionalisti quali Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà. Per chiedere il referendum occorrerà la sottoscrizione da parte di 126 deputati. Quota già raggiunta. La partita è appena iniziata.