Ormai è ufficiale: il M5S ha ritrovato la sua quadra attorno a princìpi ben saldi e, soprattutto, attorno a un leader che detta una linea politica: Giuseppe Conte. E la quadra non poteva che essere trovata attorno al tema della giustizia. Se non ci saranno “miglioramenti” sulla riforma della giustizia, l‘ipotesi di dimissioni dei ministri M5s dal governo Draghi “è una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte”.
A dirlo è stata ieri la ministra 5 stelle alle Politiche giovanili Fabiana Dadone intervenendo durante la trasmissione Agorà Estate (leggi l’articolo). “Se è a rischio l’appoggio dei Cinque stelle al governo? Dipende quale sarà l’apertura sulle modifiche tecniche”, ha dichiarato, “l’obiettivo di tutti non è certo garantire le impunità in certi casi, ma velocizzare i processi”. Alle parole della Dadone inevitabilmente sono piovute giù polemiche da parte dei soliti politicanti che hanno fatto finta di non capire: i ministri Cinque stelle prima accettano che il governo ponga la fiducia – questo il senso delle loro parole – e poi minacciano il giorno dopo.
In realtà nessuna incoerenza: “La linea – spiega un parlamentare pentastellato – è invece molto chiara: siamo disposti a votare la fiducia ma non a questa riforma. D’altronde sono stati gli stessi Mario Draghi e Marta Cartabia a dire esplicitamente di essere disposti a modificare l’impianto della riforma”.
NESSUN CONFLITTO. E ovviamente il tema centrale per i Cinque stelle continua ad essere quello della prescrizione: “Ci aspettiamo una discussione costruttiva, vedremo le decisioni da prendere” ha concluso non a caso la Dadone. Le parole della ministra, per quanto chiare, hanno fatto come detto molto rumore e nel pomeriggio di ieri la stessa Dadone ha voluto precisare: “Non è nel mio stile minacciare quindi respingo al mittente i titoli apparsi in tal senso ma è nel nostro stile dialogare e confrontarci. Lo stanno facendo Draghi e Conte che sono due persone di alto profilo e sono certa troveranno punti di incontro. Ho fiducia nella politica e meno nel gossip”.
Insomma, quel che pare è che i contatti tra Draghi e Conte stiano continuando anche dopo l’incontro ufficiale di una settimana fa. Il presidente del Consiglio, d’altronde, sa bene che nessun provvedimento può essere accettato senza l’appoggio dei pentastellati. A mettere i puntitini sulle fatidiche “ì” d’altronde è stato anche il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, figura di riferimento della delegazione M5s dentro il governo, sebbene con toni più acuti: “Siamo nel pieno di una discussione che vuole portare dei miglioramenti sul solco dell’impianto complessivo che la ministra ha dato alla riforma”, ha detto a RaiNews24.
“Miglioramenti che sembrano necessari anche ascoltando la magistratura, il Csm e alcuni magistrati importanti. Anche il procuratore generale antimafia, Cafiero De Raho, ha espresso molte perplessità. Si sta aprendo un dibattito su come mettere dei correttivi tecnici agli emendamenti che sono usciti dal Consiglio dei ministri e arrivare a una discussione serena, per migliorare il testo”.
I PARLAMENTARI. Una linea ben precisa, dunque, quella dei ministri. Che è così riassumibile: sì alla fiducia (peraltro su una riforma così strutturale è molto difficile non arrivare a chiudere senza il voto di fiducia), ma a patto che il Parlamento modifichi in pieno il quadro normativo, specie sulla prescrizione. Altrimenti non è detto che i ministri non possano dimettersi. Linea chiara. Condivisa anche da entrambi i gruppi parlamentari, che hanno ritrovato ora il più profondo spirito pentastellato. A ritrovare incoerenze sono solo i “soliti” leghisti e renziani. Ma d’altronde non peggior sordo di chi non vuol sentire.