Sulla riforma della giustizia “Conte ha fatto bene a puntare i piedi”. Perlomeno “nelle intenzioni sono assolutamente d’accordo con lui”. Ma ora “aspettiamo i fatti e vedremo cosa faranno i miei colleghi del Movimento in Parlamento”. Più che chiara la posizione dell’europarlamentare Dino Giarrusso, uno dei volti più noti del M5S, dopo l’incontro di ieri tra l’ex presidente del Consiglio e leader del Movimento, Giuseppe Conte, e l’attuale inquilino di Palazzo Chigi, Mario Draghi. Giarrusso d’altronde già in passato (e proprio su questo giornale) aveva fortemente criticato quella che ha eloquentemente ribattezzato “la controriforma Cartabia”.
Non le pare un po’ eccessivo?
Assolutamente no. La ‘controriforma Cartabia” annulla quello che sarebbe stato con la ‘riforma Bonafede’, dunque l’appellativo è più che giusto.
È soddisfatto della posizione espressa ieri da Conte nell’incontro con Mario Draghi?
Sì, sono soddisfatto. Almeno nelle intenzioni il Movimento ha ritrovato una sua unità intorno a un tema che per noi è capitale: quello della giustizia. Ora vedremo se alle parole seguiranno i fatti.
Cosa vuol dire?
Aspettiamo di vedere cosa faranno i vari partiti – e dunque anche il Movimento – in Parlamento.
Anche perché la ministra Cartabia, che ha parlato quasi in concomitanza con Conte, ha dato una lettura diversa: ci sarebbe un ok di massima da parte di tutti i partiti…
Ecco, appunto. In ogni caso ricordo che il potere legislativo è in mano al Parlamento. Saranno i parlamentari a decidere ed eventualmente a modificare la riforma Cartabia.
C’è una soglia al di sotto della quale secondo lei non si può andare?
Questa riforma è una pericolosa involuzione, come d’altronde hanno sottolineato tanti eminenti giuristi nel corso delle audizioni. Il problema è che con questa legge si manderebbe impuniti tanti indagati e imputati. Faccio un esempio soltanto: se questa legge fosse stata già in vigore, Ilaria Cucchi non sarebbe riuscita a fare giustizia per la morte di suo fratello. Ed è solo un caso tra tanti che potrei citare.
Qual è l’aspetto che meno la convince della ‘controriforma Cartabia’?
Non si può accettare una norma che rende piiù facile evitare il processo – e dunque eventuali condanne – puntando alla prescrizione. Perché la verità dobbiamo dircela: la prescrizione è uno strumento attraverso cui i colletti bianchi e chi poteva economicamente permetterselo, spesso e volentieri hanno evitato processi. Se si accettano riforme che aiutano, facilitano, consentono di avere una ‘giustizia non giusta’, credo sia inaccettabile.
E questo il Movimento l’ha sempre detto?
Esatto. La forza della riforma Bonafede, come tutti sanno, consisteva anche e soprattutto nell’abolizione della prescrizione. Ma non era solo Bonafede a volerla. Era un punto contenuto nel nostro programma elettorale nel 2018. Ecco perché su quest’aspetto non possiamo permetterci di fare passi indietro.
E qui si torna al punto: ottime le intenzioni, vedremo i fatti…
Esattamente. Ma sono fiducioso nel lavoro dei miei colleghi parlamentari.
Nel frattempo la linea chiara dettata da Conte e la soluzione degli attriti tra lo stesso Conte e Grillo, sembrano dar vita al “nuovo” Movimento, non crede?
Assolutamente sì. Io me lo auguro, anche se pure su questo aspetto ci vuole chiarezza.
In che senso?
Intendiamoci: io sono felicissimo che Giuseppe Conte sia finalmente il nuovo nuovo leader. E sono altrettanto felice che si siano risolti gli attriti tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Però questo fine settimana ho avuto alcuni incontri con i nostri attivisti e anche loro lamentano una cosa.
Cioè?
Al momento nella governance al vertice non c’è nessun nominato dagli attivisti. E questo è un dettaglio non di poco conto. Ripeto: credo che la “pace” tra Conte e Grillo possa essere un bene non solo per il Movimento, ma anche per l’Italia. Ma è necessario che nella governance ci siano anche persone scelte dai nostri attivisti. Se avessimo, invece, un vertice calato direttamente dall’altro, per quelli che sono i nostri princìpi sarebbe un grosso problema.