Si va ma non si dice. Come su Youporn o su gli altri siti che solo a nominarli si diventa ciechi. Di persona o per bonifico bancario alla Leopolda è ancora un bene non mancare. Certo, non come negli anni rampanti di Matteo a Palazzo Chigi, quando il referendum costituzionale sembrava una formalità e solo immaginare Paolo Gentiloni premier poteva far scattare il trattamento sanitario obbligatorio. Quest’anno un po’ di vip hanno disertato per essere al meglio delle loro capacità semmai dovessero concorrere prima del previsto alle prossime Olimpiadi del salto sul carro del nuovo vincitore. Il grosso della truppa parlamentare però non ha mancato o non mancherà a tutte le fasi della kermesse. Comunque ci sono da fare le liste e poi se oggi persino Scalfari rimpiange Berlusconi chi può escludere che domani un po’ tutti non si rimpianga Renzi? Lasciati al loro destino quegli ex habitué che hanno voluto farsi notare di più proprio non andando, gli altri ancora una volta si stanno materializzando, in più di 25mila (si stima per la fine dell’evento) in carne e ossa, mentre molti altri ci saranno solo in spirito, risultando non per questo meno graditi. Andando a spulciare tra le generose donazioni alla Fondazione Open, cioè il soggetto che organizza e paga i conti della Leopolda, salta plasticamente all’occhio che la parabola politica attualmente discendente dell’ex premier fiorentino non segue lo stesso trend dei finanziamenti, che invece continuano ad essere ottimi e abbondanti.
QUANTO AFFETTO
Grandi imprese, manager, personaggi di ogni tipo che hanno sempre messo mano al portafoglio per ingraziarsi Renzi, non solo non hanno fatto mancare il loro “affetto” anche in questo giro, ma vedono aggiungersi nuovi sottoscrittori impazienti di dare i propri quattrini alla Fondazione guidata dall’avvocato Alberto Bianchi, primo sacerdote dell’ortodossia renziana. Un nome che testimonia come appartenere alla parrocchia giusta garantisca la moltiplicazione dei pani e dei pesci per tutti. Proprio Bianchi è infatti consigliere d’amministrazione dell’Enel e consulente di importanti società pubbliche. Gruppi dove oggi è dispiegato tutto il potere renziano, per adesso al riparo dal vento elettorale che sembra spirare più verso Arcore che verso Firenze.
Così, facendo finta di non sentire i fischi che accompagnano il treno di Matteo in giro per l’Italia, chi ha bisogno di fare affari – o anche soltanto di lavorare – con i colossi dell’industria di Stato, può fare anticamera dietro la porta dei manager nominati da Renzi oppure entrare a corte, accomodandosi alla stessa tavola dove quei manager si sono scelti, quando non sono direttamente passati, pagando pure loro il conto. Certo, il privilegio ha un prezzo, ma la donazione si può scaricare dalle tasse. Vuoi vedere che conviene?
IL RISCHIO
Mentre la manifestazione prende il largo, con le solite buone intenzioni, gli interventi noiosi e quelli strappalacrime, i tavoli tematici e gli slogan quest’anno attentamente mirati sui millenials, i finanziatori di tutto l’ambaradan scuciono bei soldoni e ragionevolmente calcolano quanto gli renderà l’investimento. Sperando che il logo dell’appuntamento – che è L8 – per loro non faccia rima con brutto botto.