Armati, in mimetica e con una mascherina sulla bocca per proteggersi dal fetore che proviene dall’impianto di Rocca Cencia. Da mesi ormai i militari sono impegnati a difendere il tmb. L’ecobusiness va avanti anche a colpi di incendi e se dovesse finire bruciato anche quell’impianto la già difficilissima situazione dello smaltimento della spazzatura nella capitale andrebbe completamente in tilt. Proteggere quella struttura è diventata una priorità e lo ha specificato il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, davanti alla Commissione difesa della Camera. Con il risultato che i soldati impegnati nell’operazione “Strade sicure” più che dover proteggere ambasciate o altri luoghi sensibili da possibili attacchi terroristici, si trovano ormai a dover combattere contro gli ecocriminali. Nel Lazio e non solo.
DIFFICOLTA’ CAPITALI. “Oggigiorno – ha sottolineato il prefetto Pantalone nel corso della sua audizione – c’è stata l’esigenza di tutelare siti che qualche tempo fa non si pensava di presidiare. Esempio ne è l’impianto di trattamento dei rifiuti, l’unico rimasto funzionante a Roma, per cui un attacco a quel sito rischierebbe di compromettere un settore già in sofferenza”. Attualmente nell’urbe operano 1.912 militari e nell’arco degli ultimi11 anni si sono alternati quelli del Comando Brigata Meccanizzata, i Granatieri di Sardegna, della Brigata Sassari e della Brigata Alpina Julia. Sorvegliano 66 obiettivi diplomatici importanti e sensibili, 47 siti infrastrutturali, 10 giudiziari, 15 religiosi, 19 monumentali ed aree urbane e 3 residenze di personalità. A non far dormire sonni tranquilli al prefetto e alla sindaca Virginia Raggi sembra però proprio il tmb.
UNA PIAGA. La capitale sembra ormai condividere con la Campania il dramma legato alla Terra dei fuochi. Come specificato sempre in Commissione difesa dal prefetto di Napoli, Carmela Pagano, nel capoluogo campano quasi due terzi dei duecento militari impiegati in “Stade sicure” si occupa infatti della vigilanza nei tre impianti Stir e nelle zone, tra Napoli e Caserta, della cosiddetta Terra dei fuochi. Anche in quel caso per proteggere impianti “strategici per il ciclo della raccolta dei rifiuti”.
SEMPRE IN AFFANNO. Intanto proprio nella capitale la gestione della raccolta dei rifiuti continua ad essere particolarmente difficile e basta poco per vedere le strade invase di sacchi neri maleodoranti. Il 24 ottobre si svolgerà la prossima riunione della cabina di regia tra Ministero dell’Ambiente, Regione Lazio e Roma Capitale per fare il punto su una nuova ordinanza regionale. Manca però una soluzione vera e duratura. Si va avanti cercando di tamponare l’emergenza che è sempre dietro l’angolo. Tra una polemica e l’altra che tra Pisana, Campidoglio e Ministero cercano in fretta di smorzare. Dopo la chiusura di Malagrotta un nuovo piano in grado di salvare la capitale dalla monnezza non è stato messo a punto. Difficoltà che rendono fondamentale difendere il tmb.