Un Donald Trump in versione inedita: il primo discorso da presidente è stato molto moderato e unitario. Tutt’altra storia rispetto al leader visto in campagna elettorale. Tanto che ha esordito parlando dell’avversaria, Hillary Clinton, per cui ha chiesto un applauso alla platea perché “ha servito la nazione”. “Ho appena ricevuto una telefonata da Hillary Clinton, che ha espresso le sue congratulazioni a tutti noi. E io ho ho fatto le mie congratulazioni per la sua tenacia in campagna elettorale”, ha affermato Trump appena salito sul palco.
Per quanto riguarda il suo progetto, il senso è chiaro quanto molto generico, come era prevedibile: “È il momento di tornare a essere uniti. Lancio un appello: prometto che sarò il presidente di tutti gli americani. Voglio porgere una mano e chiedo un aiuto a chi non mi ha sostenuto”. Poi c’è stato l’elogio a tutti gli elettori che gli hanno permesso di vincere le elezioni presidenziali: “La nostra non è stata una campagna elettorale, ma un movimento di milioni di grandi lavoratori americani che vogliono un futuro più roseo. Sono americani di tutte le razze e di tutte le religioni. Io renderò servizio a tutti”.
La parola d’ordine resta comunque quella di sempre: “Voglio rifare l’America grande”. Trump ha ribadito concetti molto “americani”, ossia “tutti dovranno avere la possibilità di sprigionare il proprio potenziale. Sistemeremo le periferie, costruiremo infrastrutture di questo Paese. Gli Stati Uniti diventeranno di nuovo leader, i numeri uno al mondo. Dobbiamo sognare in grande, essere ambiziosi. Abbiamo un piano economico efficace: raddoppieremo la crescita”.
Per quanto riguarda la politica estera sono arrivate affermazioni rassicuranti: “Andremo d’accordo con tutte le nazioni che vorranno andare d’accordo con noi. Voglio dire alla comunità internazionale: porremo i nostri interessi in cima, ma cercheremo terreni di intesa. Noi non cerchiamo contrasto”. Il nuovo presidente ha cercato anche di ricucire con i rappresentanti del Partito repubblicano, ringraziando prima di tutto l’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani. Ma nella lista sono stati inseriti altri dirigenti di primo piano, come il governatore del New Jersey Chris Christie e alcuni sfidanti alle primarie, come Ben Carson e Mike Huckabee.